Osservazioni
Progetto del parco eolico denominato "IMPERIA Monti Moro e Guardiabella" della potenza complessiva di 198,4 MW da realizzare nei Comuni di Aurigo, Borgomaro, Castellaro, Cipressa, Dolcedo, Pietrabruna, Pieve di Teco, Prelà, Rezzo con strada di accesso in San Lorenzo al Mare e Costarainera (IM).
Premessa
Insieme alle incongruenze, alle contraddizioni, alle omissioni contenute nello studio progettuale in questione, con le presenti osservazioni si intende portare l’attenzione sul rischio che la realizzazione dell’impianto potrebbe avere sulle aree interessate e sul territorio circostante. Un rischio che deriva da una politica energetica più preoccupata a raggiungere nuovi traguardi in fatto di produzione che, piuttosto, di tutelare il paesaggio, di evitare la sottrazione di suolo e l’alterazione di aree naturali o di zone montane comunque incompatibili con insediamenti di tipo industriale.
La realizzazione di una centrale per la produzione di energia eolica nei luoghi individuati dal progetto, stride in maniera evidente e preoccupante con i principi della nostra Carta Costituzionale, che all’art. 9 pone, per l’appunto, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione tra quei principi fondamentali (art. 1-12) che esprimono le finalità e le basi ideali della forma di Stato disegnata dalla Costituzione. In un territorio, nell’estremo ponente ligure, per il quale peraltro, già le informazioni e i dati forniti dall’Atlante eolico italiano, più volte citato nello studio progettuale, non evidenziano particolari attitudini allo sfruttamento energetico, in termini di ventosità e producibilità specifica.
A queste stime si aggiunge che il cambiamento climatico ha favorito la tropicalizzazione del clima mediterraneo, con conseguenze sulle caratteristiche qualitative e quantitative della circolazione atmosferica difficili da valutare.
Relativamente agli aspetti procedurali, si rileva che gli enti locali e le comunità sono rimaste all’oscuro del progetto. Ne deriva una proposta avulsa dal territorio, in disarmonia con il contesto paesistico che mina la tutela dell’ambiente e la qualità della vita.
Impatto paesaggistico
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto costituito da 32 aerogeneratori di un’altezza fino a 209 mt, in una porzione sud ovest del territorio ligure tra le valli Arroscia, Impero, Argentina, Prino e San Lorenzo con una prevalenza di territorio boscato. L’area, che interessa i crinali montani dei Monti Guardiabella, Moro, Croce, Follia e Pian delle Vigne, presenta una natura intatta, ben conservata e priva di industrializzazione, come riconosciuto nello studio progettuale. Offre habitat naturali che favoriscono ecosistemi floro-faunistici molto particolari in un territorio valorizzato dal riconoscimento di ben quattro siti afferenti alla Rete Natura 2000, Zone Speciali di Conservazione (ZSC), siti di interesse sottoposti a tutela speciale, per i quali sono omesse nel progetto le necessarie Valutazioni d’Incidenza. Risultano le realizzazioni di tratti stradali che lambiscono e anche attraversano aree sottoposte a tutela, con un flusso di automezzi pesanti per 48 mesi. Nello specifico, per tre aerogeneratori, il 29, 30 e il 31, si prevedono circa 4500 passaggi di mezzi che lambiscono il confine della ZSC IT1315922 entrando anche al suo interno per un alcuni tratti, con un impatto sull’habitat ricco di orchidee. Così come sono omesse le Valutazioni d’Incidenza per i siti religiosi e sui gravami degli usi civici relativamente al godimento collettivo in varie forme (pascolo, legnatico, raccolta). Non risultano anche riferimenti all’impatto alle aree di interconnessione (corridoi ecologici) dei siti esistenti della Rete Natura 2000.
Ed ancora, sono insufficienti le mitigazioni evidenziate in fase progettuale, relativamente alla nuova sottostazione elettrica nel comune di Borgomaro, in un’area che risulta essere sia a vincolo idrogeologico, come peraltro tutto il territorio montano della zona, sia a vincolo paesaggistico, ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs 42/04, che necessitano di ulteriori approfondimenti.
Particolare impatto si evidenzia nei siti ipogei della sottoarea a nord di Guardiabella, per l’installazione dei primi sei aerogeneratori, con basamenti profondi che insistono su una vasta area carsica d’interesse speleologico che ospita una caratteristica fauna troglobia, con incidenza sul dissesto di un territorio già molto fragile.
Relativamente agli aspetti urbanistici, le conclusioni a cui giunge il documento di “Sintesi non tecnica” sono assolutamente confutabili in quanto non ammissibili dalle varie normative urbanistiche dei Comuni interessati (le aree sono sempre considerate zone non insediabili o a bassa insediabilità), né rispondenti ai parametri previsti dalla legislazione regionale. Gli stessi riferimenti normativi regionali risultano superati, PTCP vs PTR del 2022, quest'ultimo in netto contrasto con il progetto in questione, indicando chiaramente la procedura di VAS come elemento centrale del processo decisionale.
Infine, con la presenza degli aerogeneratori verrebbero alterati i profili dei crinali con un impatto visivo non mitigabile, come riconosciuto nello studio progettuale, in un lembo di territorio in continuità al Parco delle Alpi Liguri.
Lo studio progettuale complessivamente si limita alla descrizione dei vari piani, ma omette di approfondire la questione della conformità del progetto rispetto ai vincoli stessi.
Impatto economico sociale
Come si evince dalle argomentazioni illustrate nel Quadro Progettuale, le motivazioni della proposta, in linea con il tema nazionale della transizione ecologica, presentano delle contraddizioni di fondo, intendendo inserire in aree rurali un insediamento di tipo industriale, senza il rispetto del contesto. A ciò si aggiunge un’ulteriore incongruenza, ovvero la considerazione di ritenere le aree interessate esclusivamente dedite all’agricoltura.
Si tratta di una fotografia delle attività economico sociali superata e non aderente alla realtà. Oggi l’entroterra imperiese è entrato in sinergia con la costa implementando le offerte turistico culturali, facendo dell’integrità del territorio e della valorizzazione del paesaggio i veri punti di forza di un’economia emergente. Alla pastorizia e all’agricoltura si sono affiancate vocazioni storico- turistiche, ambientali, agro alimentari, con il sorgere delle più svariate attività e di strutture ricettive di settore, per la valorizzazione di ogni tipicità, in un territorio ameno che da sempre presenta le maggiori biodiversità in ragione di un microclima ancora particolare.
Ora che la scoperta dell'entroterra, soprattutto in una zona come la nostra con spazi limitati di sviluppo (che ne rappresentano in ogni caso la peculiarità e la bellezza), offre al turismo occasioni di attrattiva, benessere e qualità uniche rispetto alla costa, già congestionata.
Tutto il comprensorio è costellato da pregevoli percorsi ambientali e storico culturali (la Via Marenca ne è un esempio) che arricchiscono l’offerta e l’economia del territorio, attraverso sentieri escursionistici di pregio paesaggistico, tra le Alpi Marittime e il mare, come quelli che si inerpicano sui crinali interessati, percorsi in cresta da GIMA29792, cioè Alpi-Mare2 sino a M.Grande, da dove prosegue GIMA21202, cioè il sentiero M.Grande-Guardiabella, che diverrebbero parte, in questi tratti, della viabilità di collegamento agli aerogeneratori. Un “patrimonio rurale” non limitato al convenzionale paesaggio insediativo, ma integrato dinamicamente con i nuovi beni comuni dei saperi e delle risorse delle culture locali.
Lo studio progettuale non affronta l’impatto economico sociale delle opere, se non minimizzando alcuni aspetti lesivi, che inevitabilmente ricadrebbero sulle comunità del territorio, dopo gli sforzi spesi per la valorizzazione paesaggistica negli ultimi vent’anni.
Impatto agropastorale
L’abnorme progetto prospettato interessa le aree adiacenti ai profili di cresta che partono da ovest a est, dai comuni di Costarainera, Cipressa e Rezzo in zone di grande valenza ambientale e economiche. Si tratta infatti degli ultimi pascoli rimasti della media collina, che con grande fatica sono preservati dall’occupazione di arbusti e rovi. Inoltre, la realizzazione di 24 km di nuova viabilità, nonché delle piazzole di servizio per ogni aerogeneratore, oltre a devastare un territorio molto fragile, ridurrebbero drasticamente le superfici pascolive, necessarie alla sopravvivenza di almeno 15 aziende zootecniche.
Attività
che hanno assunto impegni di carattere agro ambientale accedendo ai
finanziamenti della PAC e della Programmazione Regionale sullo Sviluppo Rurale
per l’elevato valore rappresentato.
Impatto archeologico, storico culturale
L’opera porterebbe ad un irreversibile impatto distruttivo delle caratteristiche paesaggistiche dei luoghi, che non rappresentano solo bellezze panoramiche, ma un insieme armonico di risorse ambientali e storico culturali per la presenza di antichi percorsi pastorali. Numerose sono le presenze di siti archeologici di altura (Monti Follia, Settefontane, Monte Moro, Guardiabella) già censiti o in corso di scavi, oltre a quelli che sicuramente ancora sono in via di scoprimento.
Per quanto riguarda il sito d’altura di Monte Follia (Comuni di Dolcedo, Pietrabruna, Taggia), si sottolinea l’importanza primaria del ritrovamento, in cui gli scavi condotti dall’IISL hanno posto in luce una prima fase di frequentazione della seconda età del Ferro (IV-III secolo a.C.) e una successiva rioccupazione di età romana (I secolo d.C.), durante la quale è stata individuata una straordinaria officina per la lavorazione del ferro, oltre a numerosissimi materiali (ceramiche, anfore, strumenti agricoli, elementi di abbigliamento e ornamento personale), oggi esposti nella Sezione Archeologica del Museo Etnografico “Giuseppina Guasco” del Comune di Pietrabruna.
La stessa fase di occupazione di età imperiale romana interessa anche il cd. “castellaro” di Monte Sette Fontane nel Comune appunto di Castellaro, dove scavi recenti della Soprintendenza Archeologia della Liguria hanno posto in luce i resti di un sito pastorale di età imperiale con una poderosa cinta fortificatoria, probabilmente tardo-medievale realizzata con murature a secco, a riprova del permanere di tale tecnica di terrazzamento dall’età protostorica sino ai giorni nostri.
Tali insediamenti si inseriscono nell’articolata catena dei siti d’altura del Ponente Ligure, occupati dalle antiche popolazioni liguri preromane, il cui insieme costituiva un sistema fortificato e insediativo, in stretto contatto tra loro, e in particolare con quelli della vicina valle Argentina con cui erano collegati visivamente ma anche tramite camminamenti e cariaggi e costituiscono un’area di estrema potenza storico-paesaggistica- etnografica, sempre più frequentata a scopi turistico, salutistico e culturale, oltre a rappresentare una potenzialità archeologica di notevole interesse.
Lo studio progettuale non prende in considerazione l’impatto che gli impianti avrebbero sui siti archeologici presenti, omettendoli letteralmente dal progetto. In questo caso verrebbero vanificati gli sforzi e le risorse investite, anche con contributi regionali ed europei, per offrire ai visitatori un insieme di aspetti paesaggistici, architettonici e storico culturali che sono alla base anche di uno sviluppo economico locale creato dall’indotto turistico sempre più con numeri in crescita.
Impatto avifaunistico
L’impianto sorge su un’area avifaunistica estremamente delicata, lungo la maggiore rotta migratoria del continente. La presenza delle alte strutture impatta sui corridoi ecologici, habitat naturali, con effetti sugli ecosistemi delle specie migratorie e nidificanti.
La frammentazione delle aree naturali per l’insediamento delle diverse infrastrutture (aerogeneratori e opere accessorie) mettono a rischio la biodiversità di un intero territorio. Per questi aspetti già in passato la Regione Liguria aveva bocciato interventi molto meno impattanti proprio nella zona di M. Moro.
Impatto idrogeologico
Secondo quanto riportato nella relazione geologica compresa nella documentazione tecnica, nell’area di interesse la roccia affiorante si presenta localmente fortemente fratturata e detritizzata; il cappellaccio di alterazione, inoltre, presenta spessori plurimetrici e scarsissime condizioni geomeccaniche, il che obbligherà a ricorrere all’utilizzo di fondazioni speciali profonde, sicuramente impattanti sull’assetto idrogeologico e idrografico del sito.
La relazione geologica sopracitata evidenzia, poi, una serie di rischi di tipo idrogeologico tra i quali si sottolineano un rischio di frana attuale localizzato ed una di frana potenziale presente, un rischio di erosione concentrata ed accelerata su versante presente sia come attuale che come potenziale, un rischio di crollo massi, presente come distacchi, sia attuale che potenziale.
E’ indicato anche come presente un rischio cavità di origine carsica.
Questo assetto fragile del territorio è confermata dall’indagine effettuata per caratterizzare dal punto di vista sismico il suolo di fondazione: tale studio indica per tutti i siti di costruzione degli aerogeneratori le più scadenti classificazioni di tipo E per le condizioni stratigrafiche e di tipo T4 per quelle topografiche.
Infine, sia il tracciato della condotta di connessione elettrica che quello della viabilità di accesso ai siti di intervento interessano diversi settori di versante vulnerabili per fenomeni franosi, perimetrati dal PAI dell’Autorità di Bacino entro zone a suscettività al dissesto elevata e molto elevata.
Impatto sul contrasto agli incendi boschivi e all’elisoccorso
La Liguria e il Ponente in particolare da anni affrontano il problema degli incendi boschivi, che devastano ettari di territorio, distruggendo preziosi ecosistemi, campagne ed allevamenti, mettendo a rischio la sicurezza di cittadini. Un’emergenza non solo estiva, come emerge da uno studio della Fondazione CIMA, in collaborazione con l’Università di Genova e ARPAL, pubblicato nell’ottobre 2021. Alcune proiezioni dei cambiamenti climatici a livello regionale, evidenziano come la nostra conformazione territoriale, con la vicinanza di mare e montagne, sia la causa del manifestarsi di eventi estremi in prospettiva per i prossimi anni, con ricadute per il Ponente, di una maggiore esposizione al rischio di siccità e di incendi.
In questo contesto, la presenza dell’eolico in aree boscate, con pendenze elevate dei pendii e morfologie del territorio particolarmente soggette agli incendi boschivi, diventa una difficoltà aggiuntiva. Lo chiarisce anche in modo inequivocabile un documento della Regione Sardegna inviato al MASE: “Criticità inerenti le complesse operazioni di spegnimento degli incendi boschivi.
La
presenza degli aerogeneratori costituirebbe un ostacolo alla navigazione, sui
corridoi di approccio alle fiamme, dei mezzi aerei ad ala fissa, influendo
negativamente sull’efficacia degli interventi di spegnimento e potrebbe addirittura
escluderlo. La stessa problematica riguarda l’utilizzo dei mezzi ad ala rotante
in particolare nelle fasi di spegnimento e di approvvigionamento idrico.” I
mezzi aerei svolgono un ruolo fondamentale nelle fasi di contenimento e
spegnimento nella lotta attiva degli incendi boschivi, come evidenziato anche
nei Piani specifici della Regione Liguria e la presenza di strade può favorire
certamente solo l’azione di bonifica delle squadre da terra, in una fase
successiva. Nel caso specifico delle aree interessate dagli impianti, possono sorgere
notevoli difficoltà sia per l’estinzione diretta degli incendi nelle vicinanze
degli impianti eolici, sia per l’estinzione nei versanti di prossimità, qualora
gli aerogeneratori impattassero con le traiettorie più utili dei velivoli,
lungo le massime pendenze e le curve di livello. Molte porzioni delle aree
interessate dagli impianti, come la sottoarea centro del Monte Moro, sono state
di recente coinvolte dalle fiamme ed inserite nel “Catasto Incendi”, ai sensi
della Legge 353/00, quali aree boschive
percorse dal fuoco, come tali soggette a vincoli di diversa natura e che
pertanto esigono un adeguato approfondimento. Analogamente, si segnalano
criticità inerenti le complesse operazioni di elisoccorso nell’area dell’intero
parco, ove sono presenti tracciati frequentatissimi percorsi escursionistici,
già citati, e cicloturistici (MTB e downhill) in zone impervie difficilmente raggiungibili
con altri mezzi.
Conclusioni
La conversione alle fonti rinnovabili è e sarà essenziale per contrastare i danni al clima del petrolio e del metano, ma deve essere condivisa con chi in quel luogo vive e in armonia con il territorio su cui insiste.
Le soluzioni percorribili alternative sono rappresentati dai mini impianti di fonti “verdi” e dalle CER, Comunità Energetiche Rinnovabili, per produrre energia pulita, partecipata e diffusa, che possano produrre energia collettiva adeguata alle esigenze energetiche, salvaguardando l’ambiente nel suo insieme. Troppo spesso ancora disattese e poco sostenute.
Si esprime la NETTA CONTRARIETA’ ED OPPOSIZIONE, per le motivazioni fin qui esposte, ad un progetto distruttivo delle caratteristiche dei luoghi ed in spregio alle aspirazioni delle comunità locali che di quei beni sono custodi per le generazioni future.
A cura e sottoscritto dalle seguenti organizzazioni
A.I.FO Imperia
Amici di Bellissimi
ANPI Arma-Taggia
ATTAC Imperia
Casa Balestra
CI-CA -Collettivo Italia-Centro America
Ci Siamo in difesa dei beni comuni
Comitati Civici di Base Imperia e Taggia
CSA “La Talpa e l’Orologio”
CIA - Confederazione Italiana Agricoltori
Felice Lavanda
Gruppo Ecologico Martiri della Libertà – Partigiani Val Prino
Istituto Internazionale di Studi Liguri – IISL Sez. Imperia e Sanremo
Italia Nostra Ponente Ligure
Natura Intemelia
Popoli in Arte ODV,
Praugrande
Proloco Pietrabruna
Rinascimento dell’entroterra
Società della Cura
Teatro dell’Attrito
USB Imperia