Ci chiedono di competere e ci dividono. In Liguria Manifestiamo uniti!

11 maggio 2024 – Attac Imperia a Genova

Attac Imperia è tra le realtà promotrici della manifestazione regionale il prossimo 11 maggio a Genova, organizzata da reti e comitati che si oppongono a progetti calati dall’alto e che non corrispondono ai fabbisogni delle comunità.

Una rete magmatica di persone e associazioni per le quali vite e territori valgono più del profitto, una lotta trasversale, senza etichette, che riguarda tutte e tutti perché rivendica il diritto all’esistenza.

Con l’arrivo dall’Europa dei fondi del Pnrr vengono riesumati progetti o trovano accelerazioni la realizzazione di opere accantonate nel cassetto, molto spesso con il sospetto inquietante, fra l’altro, che si tratti più di aiuti alle aziende interessate al “capitale naturale” o alla messa a profitto di un servizio, che non ad interventi efficaci per i problemi dei territori.

Ad Imperia si torna a progettare una grande diga in Valle Argentina, in un territorio sismico ad elevato rischio idrogeologico, nonostante che il progetto venne abbandonato negli anni ‘60 per la sua dimostrata effettiva pericolosità, nonché per l’estrema opposizione delle popolazioni della valle. Tutto ciò sebbene che la Liguria continui ad essere la maglia nera per rischio frane e abusi edilizi con 6 edifici su 100 irregolari e il 55% della popolazione che vive in zone pericolose (Rapporto ISPRA 2022 - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Così come avanzano le procedure di realizzazione di un Ospedale unico per la provincia, dopo la privatizzazione della struttura di Bordighera, con una netta riduzione dei posti letto e delle specialità, a fronte di un fabbisogno già oggi sotto stimato.  In un territorio estremamente complesso, costretto tra mare e monti, con un entroterra profondo e privo di adeguate comunicazioni, dove i lunghi tempi di percorrenza possono determinare un aumento del rischio clinico. Ma la visione aziendalista e privatistica di Toti incede avanti tutta, con la regione Liguria che spende 115 milioni in meno nella sanità destinandoli altrove e assegna un costo del ticket pro capite di 43 euro contro una media nazionale di 38 (dati della Corte dei Conti).

E ancora, con il commissariamento della regione dell’Ambito Territoriale Ottimale, l’organo di governo del servizio idrico imperiese, sono state avviate scelte per l’effetto di deleghe straordinarie, che stanno condannando il futuro dell’acqua pubblica. Una decisione che tradisce l’esito del Referendum 2011 e che impone alla società Rivieracqua di rimettere in discussione l’affidamento pubblico del servizio idrico, a favore di un socio privato.

Tutto ciò mentre Toti si affretta a sostenere l’entrata in vigore dell’autonomia differenziata, una riforma dannosa, che aggiungerà all’aumento delle disuguaglianze sociali, economiche e di genere anche le disuguaglianze fra territori. In un Paese sempre più frammentato ed esasperato da una competizione fra i tanti Sud, non solo geografici, dello stivale.

I giovani sono in piazza per il clima e il futuro, i comitati per le opere inutili e dannose, i movimenti sociali per un’alternativa di società. Uniamo le forze, difendiamo tutte e tutti insieme il nostro territorio e torniamo a prendere in mano le nostre vite.

Attac Imperia

Servizio idrico: No alla privatizzazione di Rivieracqua

Comunicato del Coordinamento imperiese Acqua Pubblica

Il susseguirsi dei provvedimenti adottati dalla Conferenza dei Sindaci e dal Commissario Scajola, che stanno portando il servizio idrico imperiese alla privatizzazione, rappresentano un’escalation sconsiderata.

E’ noto come la forma gestionale mista pubblico/privato riduca il ruolo delle amministrazioni locali a mera “foglia di fico”, in un contesto governato dalle regole di mercato.

La scelta di rivolgersi al privato per risolvere la crisi finanziaria di Rivieracqua è una volontà  politica, perseguita scientemente in questi anni, per la quale tutti i Sindaci che si sono succeduti hanno le loro responsabilità. Va ricordato che Rivieracqua, ostacolata dai continui ricorsi ed istanze campanilistiche, ha operato in un quadro tariffario molto articolato, inadeguato e parte del debito accumulato è maturato in questo contesto e per gli investimenti effettuati. Ciò detto, poiché il servizio idrico viene erogato in regime di monopolio ed i costi vengono garantiti dalle tariffe, è possibile predisporre un piano di risanamento e mantenere la gestione interamente pubblica della società. Sta già avvenendo per Riviera Trasporti, per la quale, diversamente, si sta optando per la gestione in house, probabilmente in virtù del fatto che il servizio pubblico in questione non sia abbastanza appetibile e remunerativo.

E’ opinione avveduta, oltre a ciò, che con l’avvio della gara per la scelta del socio privato, dalla revoca della concessione di Rivieracqua a favore di una nuova società mista, verrebbe a prefigurarsi un affidamento non conforme. Secondo la sentenza della Corte di Giustizia del 12/05/2022 l’affidamento diretto a favore di un soggetto viene automaticamente a cadere, essendo incompatibile con le norme eurounitarie, nel caso in cui nella compagine sociale intervenga un soggetto privato, ancorché scelto con gara pubblica.

Quale interesse potrebbe avere un socio privato ad intervenire sulle perdite delle reti idriche, che ad oggi nel “Sistema Roja” superano il 45%? Per capirci, dei 46 milioni di metri cubi d’acqua prelevati, ne arrivano ai rubinetti, quando va bene, solo 26 milioni.

Ed ancora, quali strategie metterebbe in campo sulla difesa degli acquiferi da ogni inquinamento? Si tratti di pericolosi solventi, come nel caso dei pozzi di Taggia, di cui non si è più avuto notizia, o del cuneo salino nelle falde, come nei casi di Andora o di San Bartolomeo al Mare.

Se lo domandano i cittadini di tutto il territorio che vedono tradito l’esito referendario del 2011.

La siccità non è una situazione contingente, ma una crisi sistemica che esige un ripensamento del modo di concepire la gestione del servizio idrico. A partire dall’acqua bene comune e dalle soluzioni sostenibili. Le dighe non sono le risposte attese per contrastare la siccità, con il sospetto inquietante che si tratti più di aiuti alle imprese interessate al “capitale naturale” e alla realizzazione di opere, a prescindere, piuttosto che non a intervenire efficacemente sui problemi dei territori.

E’ in questa prospettiva, che, non a caso, viene coinvolta Rivieracqua nel Progetto di fattibilità della diga di Glori in Valle Argentina.

Realizzazione e manutenzione delle reti, implementazione delle sorgenti inutilizzate, ripristino degli invasi esistenti, rinaturalizzazione dei torrenti, per evitare di sottrarre l’acqua alla ricarica delle falde, sono gli interventi urgenti e possibili, di cui dovrebbe occuparsi l’Ato idrico imperiese.

L'acqua è un bene primario, un diritto umano inalienabile, che non può essere assoggettato alle logiche del profitto.

Lo sanno coloro che sono consapevoli dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze; lo sanno coloro che rilanciano e non si arrendono all’ondata privatizzatrice in corso.

Rilanciamo, non ci rassegniamo!” 

CimAP

Ritirato il finanziamento per la diga in valle Argentina?

Durante la discussione dell’ultimo Consiglio provinciale si è appreso che sarebbe stato ritirato il finanziamento per il Piano esecutivo di fattibilità della diga di Glori.

La lettera sarebbe stata inviata in data 14 marzo dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale ma non ne era stata data ancora notizia, come se il tema non avesse suscitato la meritata attenzione.

L’annuncio, del quale si attendono maggiori concreti dettagli e che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quante e quanti dei movimenti erano presenti in sala, ha di fatto evitato il pronunciamento del Consiglio su una richiesta di contrarietà alla realizzazione dell’invaso, presentata dal Consigliere Quesada, che poteva essere più scomoda delle formali posizioni.

Il ritiro del finanziamento del progetto sarebbe stato motivato per il venir meno delle “condizioni di fattibilità dell’opera” come se non fosse già evidente che il sito di Glori individuato, non presentasse le caratteristiche geologiche di idoneità, un’area fragile e sottoposta a intensa erosione dagli agenti atmosferici.

O per i numerosi studi che dimostrerebbero come la costruzione di dighe in termini di costi e benefici, siano meno competitivi e producano più rischi ambientali, non siano in grado di dare risposte alle crisi idriche e possano rendersi controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi climatici (dati del CIRF - Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).

Lo sanno e lo rivendicano gli abitanti di Badalucco e le tante associazioni del territorio che si sono attivate per scongiurare questa pericolosa minaccia, per gli aspetti legati alla sicurezza e alla serenità della vita, nonché per il valore ambientale del territorio. Sollecitando di approfondire e mettere in atto soluzioni alternative a partire dalla realizzazione di nuove reti, l’unica vera “grande opera” necessaria (le perdite nelle reti superano il 45%, a fronte di una media europea del 15%).

La ferma contrarietà di Badalucco e forse anche l’effetto dell’esposto inviato dalla rete delle associazioni ai Ministeri e all’Autorità di Bacino, hanno avuto una rilevanza maggiore di quanto ci si potesse aspettare, o almeno piace crederlo e incoraggia a perseguire.

La lotta per l’acqua pubblica, l’ambiente e i beni comuni è ancora lunga, a partire dalla privatizzazione di Rivieracqua.

#l’acquanonsivende

#ledigheuccidono

 Rassegna stampa: 

Valle Argentina: dalla Provincia la conferma "Non si farà la diga di Glori", Quesada "Una vittoria per tutti"

Ritirato finanziamento per la diga in valle Argentina, le organizzazioni: «Manutenzione reti unica opera necessaria»

Diga in valle Argentina, soddisfatto il fronte del 'no': "La lotta per l'acqua pubblica, l'ambiente e i beni comuni è ancora lunga"

Mercanti di acqua, di suolo e di energia

Collettivo del Ponente Ligure

La vicenda della diga sul torrente Argentina, come se non fosse già abbastanza, non è solo una questione che minaccia la sicurezza e la serenità della vita delle popolazioni della vallata, non è solo un pericolo per il valore ambientale del territorio, non è solo un rischio per gli ecosistemi dell’habitat.

E’ anche e soprattutto un’operazione economico-finanziaria imperniata sulla considerazione dell’acqua come merce, dalla quale trarre profitto, sullo sfruttamento del suolo, dal quale estrarre  valore economico, sulla sovra-produzione di energia da una risorsa naturale, l’acqua, sempre più a disponibilità limitata.

In quest’ottica, con il commissariamento dell’Ambito Territoriale Ottimale, l’organo di governo del servizio idrico imperiese, sono state avviate scelte in questi ultimi anni per l’effetto di deleghe straordinarie, che stanno determinando il futuro delle nostre comunità.

Così, per non perdere il treno delle risorse, a debito, del Pnrr, viene riesumato un progetto per la costruzione della diga di Glori, già abbandonato in passato per la dimostrata ed effettiva pericolosità oltre che per la preoccupazione della popolazione. Non a caso viene coinvolta per l’attuazione del Progetto di Fattibilità Tecnica Economica, Rivieracqua, trasformata dai sindaci in Società per azioni e in procinto di rimettere in discussione l’affidamento pubblico del servizio idrico, a favore di un socio privato. Una decisione che tradisce l’esito del Referendum 2011.

Il piano si completa con la realizzazione di una centrale idroelettrica, nella piana di Taggia, il vero scopo delle opere, per finire di prosciugare l’Argentina, che fin dai tempi lontani, è stato il riferimento per tutte le attività delle comunità nella valle.

Non possono essere queste le soluzioni urgenti alla siccità e alla crisi ecoclimatica, che non sono incidenti casuali, ma aggravate dall’incidenza delle attività umane, per l’aumento dei gas serra e per le politiche di mercato che hanno contribuito a determinare il disastro attuale.

Le risorse idriche disponibili sono ancora sufficienti ad assicurare l’approvvigionamento idro-potabile, purché ci sia un ripensamento sulle dighe, sulla cementificazione degli alvei, per non sottrarre acqua ai fiumi e alla ricarica delle falde.

Lo sanno le molte associazioni e realtà del ponente -anche se diverse tra loro- che hanno saputo interrogarsi, approfondire e costruire un fronte comune a difesa del territorio e per indicare percorsi alternativi lungimiranti, rivolgendosi ai Ministeri e a tutte le Autorità competenti.

Chiedono di ripartire dall’idea di acqua bene comune e dalla realizzazione di nuove reti, che oggi registrano 20 milioni di metri cubi di perdite annue, quattro volte la capacità dell’invaso ipotizzato. Per fronteggiare le crisi idriche basterebbe già ridurre le dispersioni, che in provincia di Imperia si attestano al 44%, contro una media europea del 15-18%.

Chiedono interventi per la salvaguardia delle falde, lo sfruttamento delle sorgenti inutilizzate,  il recupero delle acque reflue depurate, la realizzazione di pozzi di ricarica, laddove gli alvei lo consentano, con costi di molto inferiori ai 55 milioni di euro per le opere della diga.

Chiedono le comunità energetiche, per produrre energia pulita, democratica e diffusa. L’idroelettrico non è verde, è ampiamente riconosciuto che esiste un chiaro conflitto in relazione agli impatti ambientali negativi a scala locale, in particolare sugli ecosistemi acquatici e per l’emissione di gas climalteranti (25% di metano in più per unità di superficie).

In attesa di conoscere quali giocatori siederanno al tavolo del grande “Monopoly” convocato dal commissario Scajola, per contendersi terreni, la società elettrica o dell’acqua potabile, si rassegnino i mercanti di beni comuni, per le comunità del ponente le vite e il territorio valgono più di qualunque profitto!

Diga: le associazioni scrivono ai Ministeri e alle Autorità competenti

Le associazioni e le realtà che nel territorio imperiese si sono interrogate sul progetto della diga in Valle Argentina, hanno scritto ai Ministeri e alle Autorità competenti che stanno portando avanti un piano calato dall’alto, senza il necessario coinvolgimento degli abitanti e dei comuni della vallata, su un progetto già abbandonato per la sua dimostrata effettiva pericolosità, nonché per l’estrema opposizione delle comunità.

 Acli Sanremo, Anpi Arma-Taggia, Arci Imperia, Attac Imperia, Casa Balestra, Ci Siamo in difesa dei beni comuni, CI-CA -Collettivo Italia-Centro America, CimAP - Coordinamento imperiese Acqua Pubblica, Cittadinanzattiva Imperia, Club per l’Unesco di Sanremo ODV, Csa La Talpa e l’Orologio, Fridays For Future Ventimiglia, Italia Nostra Ponente Ligure, Non Una Di Meno Ponente Ligure, Ortinsieme, Popoli in Arte ODV, Società della Cura , Teatro dell’Attrito, USB Imperia, XXV Aprile Intemelia

 Di seguito la lettera:


Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

Al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

All’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale

Alla Regione Liguria/Presidente/Assessori/Consiglieri

Alla Provincia di Imperia/Commissario ad acta ATO Ovest di Imperia/Assemblea dei Sindaci

A Rivieracqua Spa/Presidente/Consiglio d’Amministrazione/Comitato Tecnico

e per conoscenza:

Al Comune di Badalucco/Sindaco/Assessori/Consiglieri

Al Comune di Molini di Triora/Sindaco/Assessori/Consiglieri

Al Comune di Montalto Carpasio/Sindaco/Assessori/Consiglieri

Al Comune di Taggia/Sindaco/Assessori/Consiglieri

Al Comune di Triora/Sindaco/Assessori/Consiglieri

 

Oggetto: Considerazioni sul progetto diga in Valle Argentina e fabbisogno idrico

 Le sottoscritte associazioni e realtà, componenti di una rete spontanea e firmatarie dell’appello “Le nostre vite e il nostro territorio valgono più di qualunque profitto”

(https://cisiamo9.blogspot.com/2023/11/appello-le-nostre-vite-e-il-nostro.html ),

 

segnalano che:

- la valle Argentina, come è noto, si estende dal Monte Saccarello alla costa presentando una varietà unica di paesaggi naturali incontaminati che la rendono parte integrante, con i territori dell’alta valle, del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri;

- le potenzialità del bacino idrico, per la morfologia e le portate del torrente Argentina, sono state, come testimoniano la numerosa presenza di mulini e frantoi, una risorsa essenziale che le comunità locali, fin dai tempi lontani, hanno saputo gestire e conservare nel rispetto ambientale, quale bene comune naturale della collettività;

- le fonti che alimentano il torrente Argentina già garantiscono buona parte dell’approvvigionamento idrico per i comuni della vallata e sono di apporto al “Sistema Roja”, la principale condotta adduttrice costiera del servizio idrico integrato  dell’ATO Ovest Imperiese.

- negli anni ’60 del secolo scorso era stato avanzato il progetto per realizzare, in località Glori nel comune di Molini di Triora, una diga di rilevanti dimensioni, essenzialmente finalizzata alla produzione di energia elettrica;

- il progetto fu abbandonato per la sua dimostrata effettiva pericolosità, nonché per l’estrema opposizione delle popolazioni della valle e degli enti i cui territori avrebbero dovuto essere interessati dall’opera.

 

evidenziano che:

- la nuova ipotesi di progetto della diga Argentina prevede di realizzare lo sbarramento sul torrente sempre in corrispondenza della località di Glori, una zona inserita in un contesto ambientale di pregio (all’interno di un’area protetta Natura 2000), posta all’ingresso del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e immediatamente a monte dell’abitato di Badalucco;

- il sito di Glori individuato, così come buona parte del fragile territorio dell’estremo ponente ligure, è costituito da rocce di sedimentazione marina (flysch), con stratificazioni spesso in posizione sfavorevole, soggette ad una mobilità continua nel tempo e sottoposte a intensa erosione dagli agenti atmosferici;

- l’estremo ponente ligure, come è noto, è un’area storicamente colpita da eventi sismici con magnitudo rilevanti (eventi del 1887, 1831 e precedenti), con la presenza di faglie potenzialmente attive e capaci (PFAC, banca-dati ITHACA) su un territorio che comprende Badalucco, Molini di Triora e i comuni della Valle Argentina

(https://documentiwp.regione.liguria.it/Sismica/Documenti/Relazione_Illustrativa_FAC.pdf - Regione Liguria);

- la siccità non è una situazione contingente, ma una crisi sistemica che esige un ripensamento complessivo delle attività umane impattanti con l’ambiente e nello specifico nel modo di concepire la gestione del servizio idrico, ripartendo dalla  realizzazione di nuove reti (https://www.acquabenecomune.org/attachments/article/4261/DOC_CAMBIAMENTO_CLIMATICO_def.pdf – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua giugno 2023);

- le risorse di falda prelevate per il Servizio Idrico Integrato, stimate in 46 milioni di metri cubi d’acqua, sono attualmente da considerarsi sufficienti ad assicurare l’approvvigionamento idropotabile, pari a 26 milioni di metri cubi d’acqua di consumi, sul medio lungo periodo, con perdite nelle reti che si attestano al 44% (https://www.provincia.imperia.it/sites/default/files/allegati/allegato/PdA-RELAZIONE-PIANO-DAMBITO.pdf – Piano d’Ambito della Provincia di Imperia ottobre 2023);

- numerosi studi dimostrano come la costruzione di dighe in termini di costi e benefici, siano meno competitivi e producano più rischi ambientali, non siano in grado di dare risposte alle crisi idriche e possano rendersi controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi climatici (Studi pubblicati dalla rivista scientifica Nature Communication 2022);

- ulteriori rilasci di CO2 e di altri gas climalteranti si scontrano con gli obiettivi condivisi di riduzione delle emissioni entro il 2030 (https://unric.org/it/agenda-2030/ - Nazioni Unite 2015);

- l’idroelettrico non è un’energia verde. E’ ampiamente riconosciuto che esiste un chiaro conflitto in relazione agli impatti ambientali negativi a scala locale, in particolare sugli ecosistemi acquatici (https://www.cirf.org/wp-content/uploads/2017/01/cirf_dossier_idroelettrico.pdf - Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale aprile 2023);

- il luogo migliore dove stoccare l’acqua è la falda nel sottosuolo. Le alternative ci sono con costi ed interventi sostenibili, a partire dalla rinaturalizzazione degli alvei e dai pozzi di ricarica, immettendo acqua nei periodi in cui è disponibile (https://www.cirf.org/emergenza-siccita-il-governo-inverta-la-rotta/ - Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale aprile 2023).

 

esprimono

contrarietà alla diga di Glori in Valle Argentina e alla realizzazione delle varie opere ad essa correlata (diga, condotte e impianti per la produzione dell’energia elettrica, impianti di sollevamento, condotte di adduzione, nuova viabilità) per gli aspetti della sicurezza e della serenità della vita, nonché per il valore ambientale del territorio;

contrarietà alla realizzazione di progetti superati anche per i lunghi tempi di realizzazione e di finanziamento, per i costi onerosi e i rischi di speculazioni;

contrarietà per aver calato sulle comunità territoriali un intervento che nel suo complesso  è più interessato allo sfruttamento del “capitale naturale” e alla costruzione di grandi opere, che non ad intervenire efficacemente e con lungimiranza, sulle necessità del territorio;

contrarietà all’emanazione del bando di gara del Progetto di Fattibilità Tecnica Economica (PFTE), affidato al soggetto attuatore Rivieracqua Spa, come indicato da Decreto del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale n. 140 del 12/12/2022, per un progetto già abbandonato in passato, per la sua dimostrata effettiva pericolosità.

 A fronte dei fabbisogni e del contesto delineato, sollecitano ad approfondire e mettere in atto soluzioni alternative a partire dalla realizzazione di nuove reti, una vera “grande opera” necessaria (la media europea delle perdite negli acquedotti è del 15%), dalla rinaturalizzazione dei torrenti, dalla realizzazione di pozzi di ricarica laddove le falde e gli alvei lo consentano (nelle piane del Roja e dell’Argentina), dallo sfruttamento delle sorgenti ad oggi inutilizzate, dall’esecuzione di pozzi drenanti in corrispondenza delle paleofrane, che rappresentano una peculiarità nel territorio ligure di Ponente, a tutela anche del rischio idrogeologico del territorio.

 Evidenziando l’urgenza delle presenti considerazioni, rimangono in attesa di un cortese riscontro e inviano i più cordiali saluti.


Imperia, bagarre di Scajola contro la libera informazione

Collettivo del Ponente Ligure
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Trascorsa la kermesse festivaliera, non mancano alla cittadinanza del Ponente le occasioni per assistere a spettacoli della politica, anche se poco edificanti.

Sembra proprio che non ci siano luoghi immuni da attacchi intimidatori se anche l’Aula consiliare diventa teatro di oltraggi scomposti da parte dell’amministrazione nei confronti della libertà di stampa e degli organi d’informazione.

Infatti,  durante la seduta del Consiglio comunale di Imperia, il 12 febbraio scorso, il primo cittadino e un componente di giunta, sono stati protagonisti di un’aggressione ingiuriosa rivolta al giornalista Mattia Mangraviti e alla redazione di Imperiapost, rei -a loro dire- di una scorretta (cioè non omologata!) informazione sull’operato dell’amministrazione. Il sindaco Scajola, uscito infuriato dalla Sala del Consiglio, si è rivolto al giornalista con insulti e con atteggiamenti lesivi, supportato dall’assessore Gagliano. Una bagarre dentro e fuori l’emiciclo, andata in scena pubblicamente, alla presenza di cittadini sbigottiti e testimoniata da foto e video.

Un episodio molto grave che offende chi non sopporta l’arroganza, chi non resta indifferente, chi ancora si indigna dinnanzi alla prepotenza e alla supponenza; un episodio che oltraggia un intero territorio. Preoccupa non solo per il fatto in sé, ma per le funzioni rilevanti che Scajola (sindaco, presidente della Provincia e commissario dell’Ato idrico imperiese) e la politica dovrebbero svolgere con maggior trasparenza e favorendo la partecipazione.

Quanto accaduto presenta analogie con circostanze avvenute nel recente passato anche a Sanremo e che hanno coinvolto un membro della Giunta Biancheri, poi dimissionario, e un giovane reporter della testata Riviera24.

I consiglieri di minoranza hanno stigmatizzato l’accaduto, così come la società civile e associazioni quali Attac Imperia, Teatro dell’Attrito, Arci Imperia e Non Una Di Meno Ponente Ligure, esprimendo solidarietà al giornalista e alla redazione dileggiata.

L’eclissi della democrazia, del diritto d’informazione, dell’uguaglianza emergono insieme alle crisi del nostro tempo come nodi del modello dominante, su cui forse non ci si interroga abbastanza.

La libera informazione si basa sull’autonomia dei media dal potere, una virtù alla quale la democrazia non può rinunciare.

Intanto le comunità dell’intera provincia stanno subendo decisioni dall’alto senza coinvolgimento, come la privatizzazione del servizio idrico, la costruzione di una grande diga in Valle Argentina, l’esternalizzazione di asili nido, la privatizzazione dell’ospedale di Bordighera e la chiusura delle due strutture ospedaliere a Sanremo e a Imperia per la realizzazione di un unico ospedale a Taggia.

Esercitarsi a riconoscere il contraddittorio anche quando è scomodo, accettare il confronto senza reticenze, è il primo passo da intraprendere.

Approfondimento sul tema dell'acqua in provincia di Imperia

Popoli in arte presenta: "Acqua, a che punto siamo?"

PRIMO appuntamento di approfondimento sul tema dell'acqua, 
con Mauro Giampaoli di Attac 
Come la crisi idrica impatta sulla Provincia di Imperia -

25 gennaio 2024 

SECONDO appuntamento di approfondimento sul tema dell'acqua, 
con Mauro Giampaoli di Attac 

31 gennaio 2024

“Un’altra riserva d’acqua è ancora possibile”, le associazioni si mobilitano per il futuro idrico in provincia

 

SanremoNews.it 
Le associazioni Acli Sanremo, Attac Imperia, Casa Balestra, Ci Siamo in difesa dei beni comuni CI-CA - Collettivo Italia-Centro America, CimAP - Coordinamento imperiese Acqua Pubblica, Cittadinanzattiva Imperia, Club per l’Unesco di Sanremo ODV, Fridays For Future Ventimiglia, Italia Nostra Ponente Ligure, Ortinsieme, Popoli in Arte ODV, Società della Cura, Teatro dell’Attrito e USB Imperia intervengono in merito al convegno “Diamo da bere al Roja”.

L'interessante convegno di sabato 20 gennaio organizzato dal Lions Club di Ventimiglia e patrocinato da Comuni, Provincia e Regione, “Diamo da bere al Roja - Rinaturalizzare e ricaricare la falda del nostro fiume perché continui ad essere preziosa risorsa”, grazie al contributo degli esperti intervenuti, il geologo Andrea Mandarino dell’Università di Genova e l’idrogeologo Rudy Rossetto della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, ha evidenziato la possibilità della messa in opera di azioni non gravose economicamente, socialmente compatibili, e non impattanti dal punto di vista ambientale, che ben si adattano alla fragile morfologia del nostro territorio; progetti fruibili per le generazioni del futuro - dichiarano i rappresentanti delle associazioni - sono stati citati esempi realizzati in Toscana, nel fiume Serchio, attraverso schemi di geo-ingegneria in cui sono state adottate soluzioni per incrementare la ricarica naturale della falda, i pozzi di ricarica, preservando e immettendo acqua nei periodi in cui è disponibile, nel grande serbatoio in cui naturalmente si trova, ovvero nel sottosuolo. Tutto ciò con la riduzione dei fenomeni evaporativi e della proliferazione di alghe e insetti a cui gli invasi superficiali sono inevitabilmente esposti. I costi quantificati, per un valore medio di 300 mila euro nei tempi esecutivi di un anno, equivarrebbero a meno della metà di quelli stanziati per il solo progetto di fattibilità della diga in Valle Argentina, a fronte di un costo di realizzazione ipotizzato di circa 60 milioni di euro. A detta dei relatori, se dal 2002 ad oggi le crisi idriche non hanno ancora trovato soluzioni, dighe e grandi opere sono superate per i lunghi tempi di realizzazione e finanziamento, i costi onerosi e i rischi di speculazioni. Oggi le soluzioni alternative ci sono, sono praticate e riconosciute scientificamente. Auspichiamo che gli amministratori presenti al convegno facciano tesoro di tutto quello che è emerso di innovativo e prendano in seria considerazione  le relazioni e le argomentazioni in merito all'ecomorfologia degli alvei ed ai rischi conseguenti di una cattiva gestione. In un contesto acquifero complessivo comunque incoraggiante, “in cui le risorse di falda siano attualmente da considerarsi sufficienti ad assicurare l’approvvigionamento idropotabile sul medio lungo periodo nei rispettivi bacini di utenza”, come riportato nella relazione di Aggiornamento del Piano di Ambito dell’ATO Ovest Imperiese - Ottobre 2023, nonostante che continuino a registrarsi nelle reti circa il 45% di perdite. Anche per l’entroterra, salvaguardare e implementare le risorse idriche disponibili vuol dire preservare i prelievi potabili, prevenire il rischio idrogeologico e aumentare la captazione dalle sorgenti ad oggi inutilizzate. Su ciò, si sono mobilitati comitati e associazioni locali che insieme hanno organizzato l’iniziativa “L’acqua è vita. Come contrastare la siccità?” lo scorso 26 ottobre, per un confronto con esperti, cittadini e molte realtà della Valle Argentina e non solo, giungendo a promuovere l’appello “Le nostre vite e il nostro territorio valgono più di qualunque profitto” rivolto a tutto il territorio imperiese (https://cisiamo9.blogspot.com/). Uniamo le forze, difendiamo tutte e tutti insieme il nostro territorio e torniamo a prendere in mano le nostre vite, perché l’acqua è vita e un bene comune incompatibile con le regole del mercato. Un’altra riserva d’acqua è ancora possibile. Le alternative alle dighe esistono”.

"Diamo da bere al Roia!", convegno a Ventimiglia su come rinaturalizzare e 'ricaricare' la falda del fiume (Foto e video) - Sanremonews.it

Appello: Le nostre vite e il nostro territorio valgono più di qualunque profitto

Appello ai cittadin* e alle associazioni 

Le nostre vite e il nostro territorio valgono più di qualunque profitto

Grandi opere e dighe non sono le soluzioni per contrastare la siccità e gli eventi alluvionali


La crisi climatica è ormai un dato di fatto e la comunità scientifica è unanime nell’indicare le attività umane quali responsabili dell’aumento dei gas serra immessi nell’atmosfera. Questi cambiamenti rendono sempre più frequenti fenomeni di inondazioni, siccità, dissesto idrogeologico,  e crisi idriche, che mettono a rischio la vita. I dati forniti dai climatologi lasciano pochi dubbi sul fatto che gli sconvolgimenti ambientali causati dall'incremento della temperatura renderanno nel prossimo futuro l'acqua potabile un bene a disponibilità limitata.

La siccità non è una situazione contingente, ma una crisi sistemica che esige un ripensamento del modo di concepire la gestione del servizio idrico, ripartendo dalla realizzazione di nuove reti, che  ad oggi registrano il 42% di perdite (Report Istat 2023), e dall’idea dell’acqua bene comune, incompatibile con le regole del mercato che ci hanno portato al disastro attuale (Documento 2023 Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua su contrasto alla siccità e ai cambiamenti climatici).

 A 60 anni dalla tragedia del Vajont e dalla lotta popolare che fece tramontare la costruzione della diga in valle Argentina, si torna a progettare un invaso di grandi dimensioni, in un territorio sismico ad elevato rischio idrogeologico, con un provvedimento che, a dispetto dell’annunciata innovazione che accompagna il Pnrr, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha semplicemente riesumato tal quale dal cassetto. Nonostante che la Liguria continui ad essere la maglia nera per rischio frane e abusi edilizi con 6 edifici su 100 irregolari e il 55% della popolazione che vive in zone pericolose (Rapporto ISPRA 2022 - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

 Contro questo progetto si sono mobilitati comitati e associazioni locali che insieme hanno promosso l’iniziativa “L’acqua è vita. Come contrastare la siccità?” lo scorso 26 ottobre, per un confronto con esperti, cittadin* e molte realtà della Valle Argentina e non solo, che hanno condiviso i seguenti aspetti:

1) Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come la costruzione di dighe e di centrali idroelettriche, in termini di costi e benefici, siano meno competitivi e producano più rischi ambientali, non siano in grado di dare risposte alle crisi idriche e possano rendersi controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi climatici (Rapporto WWF 2022).

Ulteriori rilasci di CO2 e di altri gas climalteranti si scontrano con gli obiettivi condivisi di riduzione delle emissioni entro il 2030. Bisogna arrestare il consumo di suolo, che ha reso distese di terreno impermeabili e rinaturalizzare gli alvei, per rallentare il deflusso dell’acqua e permetterle di ricaricare le falde (Campagna Fridays For Future).

2) Il nostro fragile territorio è costituito geologicamente da rocce di sedimentazione marina, con stratificazioni spesso in posizione sfavorevole, soggette ad una mobilità continua nel tempo e sottoposte a intensa erosione dagli agenti atmosferici. E’ essenziale salvaguardare e implementare i prelievi potabili ed irrigui, che nel territorio imperiese derivano per l’83% da pozzi, per il 14% da sorgenti e per il 3% da prese superficiali. Per utilizzare le risorse idriche disponibili e prevenire il rischio idrogeologico, soluzioni percorribili sono, ad esempio, l'aumento delle captazioni dalle sorgenti ad oggi inutilizzate e il ricorso ai pozzi drenanti, che consentono il prelievo dalle falde acquifere nelle aree franose, ottenendo anche di contrastare il movimento della frana. E ancora, occorre provvedere al recupero delle acque reflue depurate e di quelle piovane, in primo luogo in ambito irriguo, cercando di non sottrarre l’acqua ai torrenti e alla ricarica delle falde (Geologo Raffaello Anfossi)

3) E’ in arrivo dall’Europa un bastimento carico di miliardi del Pnrr, ma non sono regali. Si tratta in parte di sovvenzioni e in parte di prestiti, entrambi gravati da centinaia di condizionalità che ricadono anche sui Comuni e sulle comunità territoriali. Tra gli interventi del Decreto Siccità si prevedono investimenti nelle grandi dighe, con il sospetto inquietante che si tratti più di aiuti alle aziende interessate al “capitale naturale” e alla costruzione delle grandi opere che non a intervenire efficacemente sui problemi dei territori. D’altronde l’attuale modello economico “continua a cercare di salvare il clima nella misura in cui questo non costi niente, o non troppo, e nella misura in cui questo consenta alle imprese di ricavare profitti”, nel continuo tentativo di estrarre valore finanziario anche dalla società, dalla cultura, dalla natura e dalla vita (Marco Bersani, Attac Italia).


I giovani sono in piazza per il clima e il futuro, il popolo dell’acqua per opporsi alla privatizzazione   di Rivieracqua, la comunità di Badalucco per contrastare qualsiasi tipo di invaso sul torrente Argentina. Uniamo le forze, difendiamo tutte e tutti insieme il nostro territorio e torniamo a prendere in mano le nostre vite, perché l’acqua è vita.

Le prime adesioni:

Acli Sanremo

Attac Imperia

Casa Balestra

Ci Siamo in difesa dei beni comuni (https://cisiamo9.blogspot.com/)

CI-CA -Collettivo Italia-Centro America

CimAP - Coordinamento imperiese Acqua Pubblica

Cittadinanzattiva Imperia

Club per l’Unesco di Sanremo ODV

Fridays For Future Ventimiglia

Italia Nostra Ponente Ligure

Ortinsieme

Popoli in Arte ODV

Società della Cura

Teatro dell’Attrito

USB Imperia

XXV Aprile Intemelia

Anpi Arma-Taggia

"Csa La Talpa e l'orologio"

Arci Imperia

Non Una Di Meno Ponente Ligure

A.i.fo. Imperia


L'acqua è vita....

L'acqua è vita.... Una sala piena di persone per parlare di equilibrio idrologico e tutela del territorio, ma soprattutto di scelte per la comunità...

 

TOZZI CHIAMA TOTI: "AMICO MIO, SONO SICURO CHE TI SEI SBAGLIATO. VICINO AI TORRENTI NON SI PUÒ COSTRUIRE E LO SAI"

 GoodMorning Genova 09 settembre 20203

Il videomessaggio lo lancia dai microfoni di GoodMorning Genova il celebre geologo e conduttore tv Mario Tozzi: il riferimento è all'emendamento regionale che consente la realizzazione di infrastrutture strategiche di trasporto pubblico anche in aree che ricadano nelle fasce di tutela dei corsi d’acqua o del demanio idrico.

"Questa è una lettera per te: c'è tutto il dissesto idrogeologico della Liguria che è una delle regioni più martoriate d'Italia, e facciamo questo errore?".