Durante la discussione
dell’ultimo Consiglio provinciale si è appreso che sarebbe stato ritirato il
finanziamento per il Piano esecutivo di fattibilità della diga di Glori.
La lettera sarebbe stata inviata
in data 14 marzo dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale ma non
ne era stata data ancora notizia, come se il tema non avesse suscitato la
meritata attenzione.
L’annuncio, del quale si
attendono maggiori concreti dettagli e che ha fatto tirare un sospiro di
sollievo a quante e quanti dei movimenti erano presenti in sala, ha di fatto
evitato il pronunciamento del Consiglio su una richiesta di contrarietà alla realizzazione
dell’invaso, presentata dal Consigliere Quesada, che poteva essere più scomoda
delle formali posizioni.
Il ritiro del finanziamento del
progetto sarebbe stato motivato per il venir meno delle “condizioni di
fattibilità dell’opera” come se non fosse già evidente che il sito di Glori
individuato, non presentasse le caratteristiche geologiche di idoneità, un’area
fragile e sottoposta a intensa erosione dagli agenti atmosferici.
O per i numerosi studi che
dimostrerebbero come la costruzione di dighe in termini di costi e benefici,
siano meno competitivi e producano più rischi ambientali, non siano in grado di
dare risposte alle crisi idriche e possano rendersi controproducenti per il
raggiungimento degli obiettivi climatici (dati del CIRF - Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).
Lo sanno e lo rivendicano gli
abitanti di Badalucco e le tante associazioni del territorio che si sono
attivate per scongiurare questa pericolosa minaccia, per gli aspetti legati
alla sicurezza e alla serenità della vita, nonché per il valore ambientale del
territorio. Sollecitando di approfondire e mettere in
atto soluzioni alternative a partire dalla realizzazione di nuove reti, l’unica
vera “grande opera” necessaria (le perdite nelle reti superano il 45%, a
fronte di una media europea del 15%).
La
ferma contrarietà di Badalucco e forse anche l’effetto dell’esposto inviato
dalla rete delle associazioni ai Ministeri e all’Autorità di Bacino, hanno
avuto una rilevanza maggiore di quanto ci si potesse aspettare, o almeno piace
crederlo e incoraggia a perseguire.
La
lotta per l’acqua pubblica, l’ambiente e i beni comuni è ancora lunga, a
partire dalla privatizzazione di Rivieracqua.
#l’acquanonsivende
#ledigheuccidono