Comunicato del Coordinamento imperiese Acqua Pubblica
Il susseguirsi dei provvedimenti
adottati dalla Conferenza dei Sindaci e dal Commissario Scajola, che stanno
portando il servizio idrico imperiese alla privatizzazione, rappresentano
un’escalation sconsiderata.
E’ noto come la forma gestionale
mista pubblico/privato riduca il ruolo delle amministrazioni locali a mera “foglia
di fico”, in un contesto governato dalle regole di mercato.
E’ opinione avveduta, oltre a ciò, che con
l’avvio della gara per la scelta del socio privato, dalla revoca della
concessione di Rivieracqua a favore di una nuova società mista, verrebbe a
prefigurarsi un affidamento non conforme. Secondo la sentenza della Corte di
Giustizia del 12/05/2022 l’affidamento diretto a favore di un soggetto viene
automaticamente a cadere, essendo incompatibile con le norme eurounitarie, nel
caso in cui nella compagine sociale intervenga un soggetto privato, ancorché
scelto con gara pubblica.
Quale interesse potrebbe avere un socio privato
ad intervenire sulle perdite delle reti idriche, che ad oggi nel “Sistema Roja”
superano il 45%? Per capirci, dei 46 milioni di metri cubi d’acqua prelevati,
ne arrivano ai rubinetti, quando va bene, solo 26 milioni.
Ed ancora, quali strategie metterebbe in campo
sulla difesa degli acquiferi da ogni inquinamento? Si tratti di pericolosi
solventi, come nel caso dei pozzi di Taggia, di cui non si è più avuto notizia,
o del cuneo salino nelle falde, come nei casi di Andora o di San Bartolomeo al
Mare.
Se lo domandano i cittadini di tutto il
territorio che vedono tradito l’esito referendario del 2011.
La siccità non è una situazione contingente, ma
una crisi sistemica che esige un ripensamento del modo di concepire la gestione
del servizio idrico. A partire dall’acqua bene comune e dalle soluzioni
sostenibili. Le dighe non sono le risposte attese per contrastare la siccità,
con il sospetto
inquietante che si tratti più di aiuti alle imprese interessate al “capitale
naturale” e alla
realizzazione di opere, a prescindere, piuttosto che non a intervenire
efficacemente sui problemi dei territori.
E’
in questa prospettiva, che, non a caso, viene coinvolta Rivieracqua nel
Progetto di fattibilità della diga di Glori in Valle Argentina.
Realizzazione
e manutenzione delle reti, implementazione delle sorgenti inutilizzate,
ripristino degli invasi esistenti, rinaturalizzazione dei torrenti, per evitare
di sottrarre l’acqua alla ricarica delle falde, sono gli interventi urgenti e
possibili, di cui dovrebbe occuparsi l’Ato idrico imperiese.
L'acqua è un bene primario, un diritto umano
inalienabile, che non può essere assoggettato alle logiche del profitto.
Lo sanno coloro che sono consapevoli dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze; lo sanno coloro che rilanciano e non si arrendono all’ondata privatizzatrice in corso.
“Rilanciamo, non ci rassegniamo!”
CimAP