C.I.P. Comitato di InterVento Popolare - Ponente Ligure

Fermiamo il progetto del mega eolico “Imperia Monti Moro e Gurdiabella”

https://www.interventopopolare.it/

 Siamo la montagna che si difende!

 E’ il grido che si alza dalle valli Arroscia, Impero, Argentina, Prino e San Lorenzo per contrastare una politica energetica più preoccupata a raggiungere nuovi traguardi in fatto di produzione che, piuttosto, di tutelare il paesaggio, di evitare la sottrazione di suolo e l’alterazione di aree naturali o di zone montane comunque incompatibili con insediamenti di tipo industriale. La realizzazione di una centrale per la produzione di energia eolica in questi luoghi stride in maniera evidente con i principi della nostra Carta Costituzionale, che all’art. 9 pone proprio la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione tra quei principi fondamentali.

E' anche in accordo con suddetti principi che il Comitato si oppone al progetto della centrale eolica denominato "IMPERIA Monti Moro e Guardiabella", un "parco" della potenza nominale  complessiva di 198,4 MW da realizzare nei Comuni di Aurigo, Borgomaro, Castellaro, Cipressa, Dolcedo, Pietrabruna, Pieve di Teco, Prelà, Rezzo con strada di accesso in San Lorenzo al Mare e Costarainera (IM), che reputiamo essere un atto arrogante, insensato e inaccettabile, poiché risulterebbe rovinoso per il territorio. Come è noto l'azienda private 18+ Energia prevede la realizzazione di un impianto costituito da 32 aerogeneratori di un’altezza fino a 209 mt, in una porzione sud ovest del territorio del Ponente Ligure, territorio altresì condizionato da un elevato rischio idrogeologico, con una prevalenza di aree boscate e habitat naturali che favoriscono ecosistemi floro-faunistici molto particolari in un territorio valorizzato dal riconoscimento di ben quattro siti afferenti alla Rete Natura 2000, Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e ricco di siti archeologici, in parte in fase di studio o ancora inesplorati Non si salva il pianeta distruggendo l’ambiente e il paesaggio e compromettendo inesorabilmente il territorio!

Non si può perseverare nell’attuale modello di sviluppo sostituendo semplicemente alle tecnologie delle fonti fossili quelle delle rinnovabili, mantenendo quel modello di crescita infinita della produzione e del consumo che ci ha condotto all’attuale situazione. Ci opponiamo quindi ad un progetto che dimostra ancora una volta come l'approccio lucrativo dei signori del business sia esclusivamente finalizzato alla speculazione a scapito del territorio.

Bisogna semmai avviare un piano di sviluppo energetico che proceda di pari passo con quello socio-economico e di rivalutazione dei territori, senza svilirli riducendoli a meri spazi di sfruttamento delle risorse per portarne a profitto il capitale naturale. Per queste ragioni siamo convinti che solo salvaguardando l’ambiente nel suo insieme e agendo in armonia con le aspirazioni delle comunità locali che di quei beni e luoghi sono custodi sia possibile costruire un progetto energetico duraturo per le generazioni future Vogliamo condivisione e partecipazione nelle scelte che condizionano la nostra esistenza. Uniamo le forze, difendiamo tutte e tutti insieme il nostro territorio e torniamo a prendere in mano le nostre vite.

STOP ALLO SFRUTTAMENTO INCONDIZIONATO DEL TERRITORIO

NO AL MEGA EOLICO INSENSATO E SELVAGGIO

Osservazioni sul Progetto del parco eolico denominato "IMPERIA Monti Moro e Guardiabella"


 Osservazioni

Progetto del parco eolico denominato "IMPERIA Monti Moro e Guardiabella" della potenza complessiva di 198,4 MW da realizzare nei Comuni di Aurigo, Borgomaro, Castellaro, Cipressa, Dolcedo, Pietrabruna, Pieve di Teco, Prelà, Rezzo con strada di accesso in San Lorenzo al Mare e Costarainera (IM).

Premessa

Insieme alle incongruenze, alle contraddizioni, alle omissioni contenute nello studio progettuale in questione, con le presenti osservazioni si intende portare l’attenzione sul rischio che la realizzazione dell’impianto potrebbe avere sulle aree interessate e sul territorio circostante. Un rischio che deriva da una politica energetica più preoccupata a raggiungere nuovi traguardi in fatto di produzione che, piuttosto, di tutelare il paesaggio, di evitare la sottrazione di suolo e l’alterazione di aree naturali o di zone montane comunque incompatibili con insediamenti di tipo industriale.

La realizzazione di una centrale per la produzione di energia eolica nei luoghi individuati dal progetto, stride in maniera evidente e preoccupante con i principi della nostra Carta Costituzionale, che all’art. 9 pone, per l’appunto, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione tra quei principi fondamentali (art. 1-12) che esprimono le finalità e le basi ideali della forma di Stato disegnata dalla Costituzione. In un territorio, nell’estremo ponente ligure, per il quale peraltro, già le informazioni e i dati forniti dall’Atlante eolico italiano, più volte citato nello studio progettuale, non evidenziano particolari attitudini allo sfruttamento energetico, in termini di ventosità e producibilità specifica.

A queste stime si aggiunge che il cambiamento climatico ha favorito la tropicalizzazione del clima mediterraneo, con conseguenze sulle caratteristiche qualitative e quantitative della circolazione atmosferica difficili da valutare.

Relativamente agli aspetti procedurali, si rileva che gli enti locali e le comunità sono rimaste all’oscuro del progetto. Ne deriva una proposta avulsa dal territorio, in disarmonia con il contesto paesistico che mina la tutela dell’ambiente e la qualità della vita.

Impatto paesaggistico

Il progetto prevede la realizzazione di un impianto costituito da 32 aerogeneratori di un’altezza fino a 209 mt, in una porzione sud ovest del territorio ligure tra le valli Arroscia, Impero, Argentina, Prino e San Lorenzo con una prevalenza di territorio boscato. L’area, che interessa i crinali montani dei Monti Guardiabella, Moro, Croce, Follia e Pian delle Vigne, presenta una natura intatta, ben conservata e priva di industrializzazione, come riconosciuto nello studio progettuale. Offre habitat naturali che favoriscono ecosistemi floro-faunistici molto particolari in un territorio valorizzato dal riconoscimento di ben quattro siti afferenti alla Rete Natura 2000, Zone Speciali di Conservazione (ZSC), siti di interesse sottoposti a tutela speciale, per i quali sono omesse nel progetto le necessarie Valutazioni d’Incidenza. Risultano le realizzazioni di tratti stradali che lambiscono e anche attraversano aree sottoposte a tutela, con un flusso di automezzi pesanti per 48 mesi. Nello specifico, per tre aerogeneratori, il 29, 30 e il 31, si prevedono circa 4500 passaggi di mezzi che lambiscono il confine della ZSC IT1315922 entrando anche al suo interno per un alcuni tratti, con un impatto sull’habitat ricco di orchidee. Così come sono omesse le Valutazioni d’Incidenza per i siti religiosi e sui gravami degli usi civici relativamente al godimento collettivo in varie forme (pascolo, legnatico, raccolta). Non risultano anche riferimenti all’impatto alle aree di interconnessione (corridoi ecologici) dei siti esistenti della Rete Natura 2000.

Ed ancora, sono insufficienti le mitigazioni evidenziate in fase progettuale, relativamente alla nuova sottostazione elettrica nel comune di Borgomaro, in un’area che risulta essere sia a vincolo idrogeologico, come peraltro tutto il territorio montano della zona, sia a vincolo paesaggistico, ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs 42/04, che necessitano di ulteriori approfondimenti.

Particolare impatto si evidenzia nei siti ipogei della sottoarea a nord di Guardiabella, per l’installazione dei primi sei aerogeneratori, con basamenti profondi che insistono su una vasta area carsica d’interesse speleologico che ospita una caratteristica fauna troglobia, con incidenza sul dissesto di un territorio già molto fragile.

Relativamente agli aspetti urbanistici, le conclusioni a cui giunge il documento di “Sintesi non tecnica” sono assolutamente confutabili in quanto non ammissibili dalle varie normative urbanistiche dei Comuni interessati (le aree sono sempre considerate zone non insediabili o a bassa insediabilità), né rispondenti ai parametri previsti dalla legislazione regionale. Gli stessi riferimenti normativi regionali risultano superati, PTCP vs PTR del 2022, quest'ultimo in netto contrasto con il progetto in questione, indicando chiaramente la procedura di VAS come elemento centrale del processo decisionale.

Infine, con la presenza degli aerogeneratori verrebbero alterati i profili dei crinali con un impatto visivo non mitigabile, come riconosciuto nello studio progettuale, in un lembo di territorio in continuità al Parco delle Alpi Liguri.

Lo studio progettuale complessivamente si limita alla descrizione dei vari piani, ma omette di approfondire la questione della conformità del progetto rispetto ai vincoli stessi.

Impatto economico sociale

Come si evince dalle argomentazioni illustrate nel Quadro Progettuale, le motivazioni della proposta, in linea con il tema nazionale della transizione ecologica, presentano delle contraddizioni di fondo, intendendo inserire in aree rurali un insediamento di tipo industriale, senza il rispetto del contesto. A ciò si aggiunge un’ulteriore incongruenza, ovvero la considerazione di ritenere le aree interessate esclusivamente dedite all’agricoltura.

Si tratta di una fotografia delle attività economico sociali superata e non aderente alla realtà. Oggi l’entroterra imperiese è entrato in sinergia con la costa implementando le offerte turistico culturali, facendo dell’integrità del territorio e della valorizzazione del paesaggio i veri punti di forza di un’economia emergente. Alla pastorizia e all’agricoltura si sono affiancate vocazioni storico- turistiche, ambientali, agro alimentari, con il sorgere delle più svariate attività e di strutture ricettive di settore, per la valorizzazione di ogni tipicità, in un territorio ameno che da sempre presenta le maggiori biodiversità in ragione di un microclima ancora particolare.

Ora che la scoperta dell'entroterra, soprattutto in una zona come la nostra con spazi limitati di sviluppo (che ne rappresentano in ogni caso la peculiarità e la bellezza), offre al turismo occasioni di attrattiva, benessere e qualità uniche rispetto alla costa, già congestionata.

Tutto il comprensorio è costellato da pregevoli percorsi ambientali e storico culturali (la Via Marenca ne è un esempio) che arricchiscono l’offerta e l’economia del territorio, attraverso sentieri escursionistici di pregio paesaggistico, tra le Alpi Marittime e il mare, come quelli che si inerpicano sui crinali interessati, percorsi in cresta da GIMA29792, cioè Alpi-Mare2 sino a M.Grande, da dove prosegue GIMA21202, cioè il sentiero M.Grande-Guardiabella, che diverrebbero parte, in questi tratti, della viabilità di collegamento agli aerogeneratori. Un “patrimonio rurale” non limitato al convenzionale paesaggio insediativo, ma integrato dinamicamente con i nuovi beni comuni dei saperi e delle risorse delle culture locali.

Lo studio progettuale non affronta l’impatto economico sociale delle opere, se non minimizzando alcuni aspetti lesivi, che inevitabilmente ricadrebbero sulle comunità del territorio, dopo gli sforzi spesi per la valorizzazione paesaggistica negli ultimi vent’anni.

Impatto agropastorale

L’abnorme progetto prospettato interessa le aree adiacenti ai profili di cresta che partono da ovest a est, dai comuni di Costarainera, Cipressa e Rezzo in zone di grande valenza ambientale e economiche. Si tratta infatti degli ultimi pascoli rimasti della media collina, che con grande fatica sono preservati dall’occupazione di arbusti e rovi. Inoltre, la realizzazione di 24 km di nuova viabilità, nonché delle piazzole di servizio per ogni aerogeneratore, oltre a devastare un territorio molto fragile, ridurrebbero drasticamente le superfici pascolive, necessarie alla sopravvivenza di almeno 15 aziende zootecniche.

Attività che hanno assunto impegni di carattere agro ambientale accedendo ai finanziamenti della PAC e della Programmazione Regionale sullo Sviluppo Rurale per l’elevato valore rappresentato.

Impatto archeologico, storico culturale

L’opera porterebbe ad un irreversibile impatto distruttivo delle caratteristiche paesaggistiche dei luoghi, che non rappresentano solo bellezze panoramiche, ma un insieme armonico di risorse ambientali e storico culturali per la presenza di antichi percorsi pastorali. Numerose sono le presenze di siti archeologici di altura (Monti Follia, Settefontane, Monte Moro, Guardiabella) già censiti o in corso di scavi, oltre a quelli che sicuramente ancora sono in via di scoprimento.

Per quanto riguarda il sito d’altura di Monte Follia (Comuni di Dolcedo, Pietrabruna, Taggia), si sottolinea l’importanza primaria del ritrovamento, in cui gli scavi condotti dall’IISL hanno posto in luce una prima fase di frequentazione della seconda età del Ferro (IV-III secolo a.C.) e una successiva rioccupazione di età romana (I secolo d.C.), durante la quale è stata individuata una straordinaria officina per la lavorazione del ferro, oltre a numerosissimi materiali (ceramiche, anfore, strumenti agricoli, elementi di abbigliamento e ornamento personale), oggi esposti nella Sezione Archeologica del Museo Etnografico “Giuseppina Guasco” del Comune di Pietrabruna.

La stessa fase di occupazione di età imperiale romana interessa anche il cd. “castellaro” di Monte Sette Fontane nel Comune appunto di Castellaro, dove scavi recenti della Soprintendenza Archeologia della Liguria hanno posto in luce i resti di un sito pastorale di età imperiale con una poderosa cinta fortificatoria, probabilmente tardo-medievale realizzata con murature a secco, a riprova del permanere di tale tecnica di terrazzamento dall’età protostorica sino ai giorni nostri.

Tali insediamenti si inseriscono nell’articolata catena dei siti d’altura del Ponente Ligure, occupati dalle antiche popolazioni liguri preromane, il cui insieme costituiva un sistema fortificato e insediativo, in stretto contatto tra loro, e in particolare con quelli della vicina valle Argentina con cui erano collegati visivamente ma anche tramite camminamenti e cariaggi e costituiscono un’area di estrema potenza storico-paesaggistica- etnografica, sempre più frequentata a scopi turistico, salutistico e culturale, oltre a rappresentare una potenzialità archeologica di notevole interesse.

Lo studio progettuale non prende in considerazione l’impatto che gli impianti avrebbero sui siti archeologici presenti, omettendoli letteralmente dal progetto. In questo caso verrebbero vanificati gli sforzi e le risorse investite, anche con contributi regionali ed europei, per offrire ai visitatori un insieme di aspetti paesaggistici, architettonici e storico culturali che sono alla base anche di uno sviluppo economico locale creato dall’indotto turistico sempre più con numeri in crescita.

Impatto avifaunistico

L’impianto sorge su un’area avifaunistica estremamente delicata, lungo la maggiore rotta migratoria del continente. La presenza delle alte strutture impatta sui corridoi ecologici, habitat naturali, con effetti sugli ecosistemi delle specie migratorie e nidificanti.

La frammentazione delle aree naturali per l’insediamento delle diverse infrastrutture (aerogeneratori e opere accessorie) mettono a rischio la biodiversità di un intero territorio. Per questi aspetti già in passato la Regione Liguria aveva bocciato interventi molto meno impattanti proprio nella zona di M. Moro.

Impatto idrogeologico

Secondo quanto riportato nella relazione geologica compresa nella documentazione tecnica, nell’area di interesse la roccia affiorante si presenta localmente fortemente fratturata e detritizzata; il cappellaccio di alterazione, inoltre, presenta spessori plurimetrici e scarsissime condizioni geomeccaniche, il che obbligherà a ricorrere all’utilizzo di fondazioni speciali profonde, sicuramente impattanti sull’assetto idrogeologico e idrografico del sito.

La relazione geologica sopracitata evidenzia, poi, una serie di rischi di tipo idrogeologico tra i quali si sottolineano un rischio di frana attuale localizzato ed una di frana potenziale presente, un rischio di erosione concentrata ed accelerata su versante presente sia come attuale che come potenziale, un rischio di crollo massi, presente come distacchi, sia attuale che potenziale.

E’ indicato anche come presente un rischio cavità di origine carsica.

Questo assetto fragile del territorio è confermata dall’indagine effettuata per caratterizzare dal punto di vista sismico il suolo di fondazione: tale studio indica per tutti i siti di costruzione degli aerogeneratori le più scadenti classificazioni di tipo E per le condizioni stratigrafiche e di tipo T4 per quelle topografiche.

Infine, sia il tracciato della condotta di connessione elettrica che quello della viabilità di accesso ai siti di intervento interessano diversi settori di versante vulnerabili per fenomeni franosi, perimetrati dal PAI dell’Autorità di Bacino entro zone a suscettività al dissesto elevata e molto elevata.

 

Impatto sul contrasto agli incendi boschivi e all’elisoccorso

La Liguria e il Ponente in particolare da anni affrontano il problema degli incendi boschivi, che devastano ettari di territorio, distruggendo preziosi ecosistemi, campagne ed allevamenti, mettendo a rischio la sicurezza di cittadini. Un’emergenza non solo estiva, come emerge da uno studio della Fondazione CIMA, in collaborazione con l’Università di Genova e ARPAL, pubblicato nell’ottobre 2021. Alcune proiezioni dei cambiamenti climatici a livello regionale, evidenziano come la nostra conformazione territoriale, con la vicinanza di mare e montagne, sia la causa del manifestarsi di eventi estremi in prospettiva per i prossimi anni, con ricadute per il Ponente, di una maggiore esposizione al rischio di siccità e di incendi.

In questo contesto, la presenza dell’eolico in aree boscate, con pendenze elevate dei pendii e morfologie del territorio particolarmente soggette agli incendi boschivi, diventa una difficoltà aggiuntiva. Lo chiarisce anche in modo inequivocabile un documento della Regione Sardegna inviato al MASE: “Criticità inerenti le complesse operazioni di spegnimento degli incendi boschivi.

La presenza degli aerogeneratori costituirebbe un ostacolo alla navigazione, sui corridoi di approccio alle fiamme, dei mezzi aerei ad ala fissa, influendo negativamente sull’efficacia degli interventi di spegnimento e potrebbe addirittura escluderlo. La stessa problematica riguarda l’utilizzo dei mezzi ad ala rotante in particolare nelle fasi di spegnimento e di approvvigionamento idrico.” I mezzi aerei svolgono un ruolo fondamentale nelle fasi di contenimento e spegnimento nella lotta attiva degli incendi boschivi, come evidenziato anche nei Piani specifici della Regione Liguria e la presenza di strade può favorire certamente solo l’azione di bonifica delle squadre da terra, in una fase successiva. Nel caso specifico delle aree interessate dagli impianti, possono sorgere notevoli difficoltà sia per l’estinzione diretta degli incendi nelle vicinanze degli impianti eolici, sia per l’estinzione nei versanti di prossimità, qualora gli aerogeneratori impattassero con le traiettorie più utili dei velivoli, lungo le massime pendenze e le curve di livello. Molte porzioni delle aree interessate dagli impianti, come la sottoarea centro del Monte Moro, sono state di recente coinvolte dalle fiamme ed inserite nel “Catasto Incendi”, ai sensi della Legge 353/00, quali aree boschive percorse dal fuoco, come tali soggette a vincoli di diversa natura e che pertanto esigono un adeguato approfondimento. Analogamente, si segnalano criticità inerenti le complesse operazioni di elisoccorso nell’area dell’intero parco, ove sono presenti tracciati frequentatissimi percorsi escursionistici, già citati, e cicloturistici (MTB e downhill) in zone impervie difficilmente raggiungibili con altri mezzi.

Conclusioni

La conversione alle fonti rinnovabili è e sarà essenziale per contrastare i danni al clima del petrolio e del metano, ma deve essere condivisa con chi in quel luogo vive e in armonia con il territorio su cui insiste.

Le soluzioni percorribili alternative sono rappresentati dai mini impianti di fonti “verdi” e dalle CER, Comunità Energetiche Rinnovabili, per produrre energia pulita, partecipata e diffusa, che possano produrre energia collettiva adeguata alle esigenze energetiche, salvaguardando l’ambiente nel suo insieme. Troppo spesso ancora disattese e poco sostenute.

Si esprime la NETTA CONTRARIETA’ ED OPPOSIZIONE, per le motivazioni fin qui esposte, ad un progetto distruttivo delle caratteristiche dei luoghi ed in spregio alle aspirazioni delle comunità locali che di quei beni sono custodi per le generazioni future.

A cura e sottoscritto dalle seguenti organizzazioni

A.I.FO Imperia

Amici di Bellissimi

ANPI Arma-Taggia

ATTAC Imperia

Casa Balestra

CI-CA -Collettivo Italia-Centro America

Ci Siamo in difesa dei beni comuni

Comitati Civici di Base Imperia e Taggia

CSA “La Talpa e l’Orologio”

CIA - Confederazione Italiana Agricoltori

Felice Lavanda

Gruppo Ecologico Martiri della Libertà – Partigiani Val Prino

Istituto Internazionale di Studi Liguri – IISL Sez. Imperia e Sanremo

Italia Nostra Ponente Ligure

Natura Intemelia

Popoli in Arte ODV,

Praugrande

Proloco Pietrabruna

Rinascimento dell’entroterra

Società della Cura

Teatro dell’Attrito

USB Imperia

Alcuni articoli sulle critiche al parco eolico


Parco eolico, in programma un incontro tra la ditta proponente e i sindaci del territorio

Imperia: parco eolico, il Gruppo Teatrale l’Attrito si oppone al progetto. “Troppo impattante. Si punti su installazione off-shore”

Confcommercio Imperia si oppone al progetto del parco eolico sui monti Moro e Guardiabella

Progetto Eolico nell'entroterra imperiese: CGIL di Imperia chiede maggiore trasparenza e confronto

Avviata una petizione per fermare la costruzione del parco eolico "Imperia Monti Moro e Guardiabella" 

Parco eolico nell’entroterra di Imperia, scatta la petizione online per fermare il progetto

Imperia: parco eolico, anche la CGIL dice no. “Si fermi questa decisione. Progetto sia studiato e ridefinito nei minimi dettagli”

Carpasio, domani incontro pubblico sul progetto del parco eolico “Imperia Monti Moro e Guardiabella”

Eolico, i sindaci fanno quadrato e dicono no «Invieremo a Roma tutti i nostri dubbi

Parco eolico: la follia dei trasporti, fra costruzione di strade e trasbordi con chiatte in mare e gru lungo l’Aurelia/Foto e Video


 


Azioni necessarie!



_____________________________________________________________________

INOLTRE ADERIRE ALLA PETIZIONE ONLINE:

Fermare la costruzione del parco eolico "IMPERIA Monti Moro e Guardiabella"

_____________________________________________________________________

 

Parco Eolico: oltre 100 persone a Dolcedo per l’incontro delle associazioni. Sindaco Rebuttato. “Contrari al progetto. Consiglio Regionale si attivi al Ministero per chiedere inchiesta pubblica”/Foto e Video

ImperiaPost.it     Oltre cento persone hanno preso parte nella serata di oggi all’incontro pubblico organizzato nella sala San Domenico di Dolcedo, da parte di diverse associazioni del territorio, in merito all’ipotesi di realizzazione di un parco eolico con oltre 32 pale tra i monti Moro e Guardiabella.

Gli organizzatori hanno illustrato il progetto spiegando anche le molte criticità dal punto di vista dell’impatto ambientale e idrogeologico. Presenti fra gli altri i consiglieri comunali imperiesi Sardi, Bracco, Bellotti e Bozzano e i sindaci di Dolcedo Giuseppe Rebuttato e di Prela’ Mattia Gandolfi.

Giuseppe Rebuttato sindaco di Dolcedo

Il problema è assolutamente sentito, d’altra parte non potrebbe non essere sentito, anche perché la questione delle pale eoliche ci è piombata addosso a noi sindaci e all’amministrazione esattamente come è piombata addosso ai cittadini, ossia come un fulmine a ciel sereno

Tra l’altro, come diceva qualcuno, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca proprio nel mese di agosto. Quando già le scarse risorse che abbiamo come comuni uffici tecnici, non ci consentirebbero di reagire in maniera adeguata in qualsiasi periodo dell’anno, a maggior ragione ad agosto.

Le osservazioni devono essere chiuse entro il 29. Io non sono un tecnico e quindi non mi posso pronunciare sotto un profilo scientifico, ma in qualità di avvocato ho dato una occhiata alle norme ed effettivamente il termine di legge è di 30 giorni. Quindi entro il 29, chiunque abbia interesse, quindi cittadini, associazioni, possono presentare delle osservazioni. Le amministrazioni sono chiamate invece a fare qualcosa di più, ossia a esprimere un parere.

La valenza del parere si vedrà dopo. Sicuramente il parere depositato tempestivamente entro il termine del 29 sarà preso in considerazione, sarà esaminato. I pareri che perverranno dopo la scadenza del 29 non saranno presi in considerazione.

Quindi ci tengo a precisare che le amministrazioni, quella che mi riguarda direttamente, sia il Comune di Dolcedo, ma ci siamo un po’ mossi come sindaci e credo che anche gli altri sindaci siano sulla stessa lunghezza d’onda, esprimeranno un parere contrario.

Parere contrario che potrebbe sembrare, diciamo, un parere viziato da una pregiudizialità nei confronti dell’intervento in quanto tale, che peraltro si parla di pale eoliche, quindi di energia da fonti rinnovabili. Sostanzialmente è il futuro di cui tutti parliamo da diversi anni, si tratta di programmazioni energetiche che provengono peraltro non soltanto dallo Stato italiano ma provengono da indicazioni europee.

Il problema secondo me va affrontato sia in termini di sostanza, ossia l’effettivo impatto che ha questo tipo di intervento con 32 pale eoliche che sostanzialmente, a parte qualche breve tratto, coprono tutti i crinali da Guardiabella sino a ridosso dell’abitato di Cipressa.

È un problema che va affrontato sia dal punto di vista sostanziale, ma soprattutto quello che ha lasciato per pressi è il metodo. Il metodo nel senso che non c’è stata alcuna interlocuzione con le amministrazioni e con le comunità interessate.  LEGGI TUTTO QUI


Parco eolico nell’entroterra di Imperia, le associazioni territoriali: «Assalto all’elevato valore paesaggistico»

 Riviera24 - Armo, parco eolico

Imperia. «Se la Liguria è maglia nera per produzione e consumo di energie rinnovabili (dati Gse e Enea) non lo si deve solo alle nefaste politiche energetiche promosse dalla regione, a partire dal rigassificatore di Vado. Lo si deve anche alla particolarità di un territorio fragile, costretto tra mare e monti che crolla letteralmente verso la costa e non ha la ventosità della Sardegna.

In quest’ottica, fino ad oggi nel Ponente, la cosiddetta “transizione ecologica” era rimasta al palo per la difficoltà a realizzare grossi impianti per la produzione di energia eolica e solare. Ma il progetto del parco eolico con 32 torri alte più di 200 metri nell’area del Parco delle Alpi Liguri, dalla valle dell’Impero alla valle Arroscia, rappresenta un vero e proprio assalto ad un territorio dall’elevato valore paesaggistico, in un’area carsica con presenze di siti archeologici.

Un proposito nei modi e nei tempi che suscita molte contrarietà per ciò che comporta in termini di impatto ambientale, per le infrastrutture e la cementificazione in aree boscate, per le ricadute agli acquiferi montani e alle sorgenti e per gli effetti sugli ecosistemi delle specie migratorie. Un progetto ministeriale calato dall’alto, senza il coinvolgimento delle amministrazioni comunali e delle comunità locali, che dimostra ancora una volta l’approccio estrattivista dei signori del business dell’eolico esclusivamente orientati al profitto a scapito del territorio.

Il tranello delle grandi centrali eoliche è insito nella visione della transizione ecologica: perseverare nell’attuale modello di sviluppo sostituendo semplicemente alle tecnologie delle fonti fossili quelle delle rinnovabili, mantenendo, anzi rinforzando quel modello di crescita infinita della produzione e del consumo che ci ha condotto all’attuale situazione. Per dirla con Guido Viale, occorre una conversione ecologica, per abbandonare un percorso e intraprenderne un altro.
Come quello delle Cer, Comunità Energetiche Rinnovabili, per produrre energia pulita,
democratica e diffusa.

Come l’esperienza di energia collettiva a Gubbio, in Umbria, dove un’intera comunità con una forma d’azionariato popolare dal basso, ha realizzato una pala eolica imponente ma adeguata alle esigenze energetiche, salvaguardando l’ambiente nel suo insieme e scongiurando danni peggiori. E ancora come molte altre che stentano a decollare per lo scarso sostegno alla realizzazione di piccoli impianti diffusi.

D’altronde la Liguria ha rifinanziato solo di recente il bando per lo sviluppo energetico
rinnovabile, al quale hanno partecipato molti enti locali imperiesi, per migliorare i consumi
energetici, ottimizzare i costi e stabilizzare le reti. Non cadiamo nell’imbroglio delle multinazionali, le soluzioni alternative ci sono, sono meno impattanti e sono pure più economiche. La necessaria conversione alle fonti rinnovabili, per contrastare i danni al clima del petrolio e del metano, deve essere condivisa con chi in quel luogo vive e in armonia con il territorio su cui insiste.

Saremo con i Sindaci e le comunità territoriali che chiedono partecipazione sulle scelte che condizionano la vita e i beni comuni, per conoscere ed esprimersi sui temi, che auspichiamo senza ritardi, vengano affrontati nel prossimo Consiglio Provinciale», è quanto dichiarato da Anpi Arma-Taggia, Attac Imperia, Casa Balestra, Ci Siamo in difesa dei beni comuni, Comitato Civico Città di Taggia, Csa “La Talpa e l’Orologio”, Italia Nostra Ponente Ligure, Natura Intemelia, Popoli in Arte Odv, Società della Cura, Teatro dell’Attrito, Usb Imperia.

https://www.riviera24.it/2024/08/parco-eolico-nellentroterra-di-imperia-le-associazioni-territoriali-assalto-allelevato-valore-paesaggistico-878344/  

 LEGGI ANCHE: 

"Il tranello delle grandi centrali eoliche", il "no" di numerose associazioni del territorio

Parco eolico, Presidente facente funzione Piana: «Entroterra da valorizzare e tutelare, contrario al progetto»

Progetto eolico, Cristian Quesada: «Senza il coinvolgimento del territorio pronti a incatenarci per chiedere rispetto»

 

 

CONVEGNO “L’acqua è vita. Le possibili soluzioni”

Vi aspettiamo! 29 giugno 2024   -  Biblioteca Civica Leonardo Lagorio Piazza E. de Amicis 7, Imperia

Dopo avere espresso le contrarietà al progetto della diga in Valle Argentina, per gli aspetti della sicurezza e della serenità della vita, nonché per il valore ambientale del territorio, per un progetto già abbandonato in passato, per la sua dimostrata effettiva pericolosità, le associazioni firmatarie dell'appello “Vite e territorio valgono più del profitto” nell’ottobre dello scorso anno, promuovono il convegno “L’acqua è vita. Le possibili soluzioni” per approfondire e mettere in atto soluzioni alternative a partire dalla rinaturalizzazione dei torrenti, dalla ricarica delle falde, dall’utilizzo delle sorgenti disponibili e dalla gestione della risorsa idrica, quale bene comune essenziale alla vita.

Evento en Facebook: https://www.facebook.com/events/434704482855587

FUORI I PROFITTI DALL’ACQUA! MANIFESTAZIONE MARTEDI 4 GIUGNO 2024

Davanti al Comune di Imperia

MARTEDI 4 GIUGNO 2024 ALLE 17:30

La privatizzazione incombe e il tempo stringe

Con il Commissariamento dell’ATO idrico imperiese, è iniziato l’atto finale per la privatizzazione della gestione pubblica dell’acqua bene comune, tradendo l’esito referendario del 2011.

Un percorso preparato scientemente e portato avanti cinicamente in questi anni costellati dai ricorsi e dalle istanze di fallimento, che hanno visto un attacco serrato alla fragile Rivieracqua, sfiancata dalla crisi finanziaria, dall’inerzia e dalla inadeguatezza dei nostri sindaci.

Con il privato, come è noto si riduce il ruolo delle amministrazioni locali a mera “foglia di fico”, in un contesto regolato dal mercato; diminuiscono la qualità del servizio e i posti di lavoro per ridurre i costi e aumentano le tariffe per massimizzare i profitti.

Lo sanno i dipendenti di Rivieracqua che ad oggi vedono mortificate le condizioni di lavoro e contrattuali, mentre prevedono il taglio di 55 unità e vengono spesi milioni in consulenze esterne.

Quella delle bollette pazze è stata solo un’anticipazione e l’ultimo atto di uno spettacolo indecoroso. Nel tentativo di mettere in difficoltà ancora una volta Rivieracqua, si legge la sfrontatezza del Commissario Scajola che non può non avere tenuto conto delle conseguenze che sono ricadute sugli utenti incolpevoli.

Non devono pagare i cittadini, stanchi dei continui disservizi, per l’inefficienza della gestione e le responsabilità degli amministratori. In una situazione che in tutto l’estremo ponente sta sempre più esplodendo, spaventa l’assordante silenzio di una risposta politica, inadeguata alle esigenze delle comunità in difficoltà e in fibrillazione.

E’ ancora possibile correre ai ripari:

Vogliamo la gestione pubblica dell’acqua. I Comuni e i loro sindaci possono ancora scongiurare la messa a gara ed i rischi d’illegittimità della privatizzazione, essendo incompatibile con le norme eurounitarie. Rivieraqua ha un affidamento diretto e deve restare una società in house.

Vogliamo tariffe eque. Siano i Comuni a farsi carico degli oneri retroattivi, se dovuti, nella forma di bonus generalizzato a tutte e tutti gli utenti. Tariffa Unica sia anche modulata (tariffe agevolate) e non preveda profitti ed oneri finanziari per il gestore.

Vogliamo la revoca della gestione commissariale dell’ATO idrico imperiese, espressione del governo regionale e del ‘sistema Toti’, un incarico che conferisce poteri straordinari al commissario, sottraendo trasparenza e democrazia alla gestione dell’acqua.

Vogliamo un grande opera d’investimento sulle reti, che ad oggi hanno dispersioni del 45%, e interventi sulla ricarica delle falde per contrastare gli effetti della siccità e per la tutela della risorsa idrica, anche in termini di qualità e potabilità.

Vogliamo condivisione e partecipazione nelle scelte che condizionano la nostra esistenza. Non restiamo inermi ad assistere al funerale dell’acqua pubblica che Scajola e i sindaci stanno preparando. Uniamo le forze, difendiamo tutte e tutti insieme il nostro territorio e torniamo a prendere in mano le nostre vite.

CimAP – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica

Ci chiedono di competere e ci dividono. In Liguria Manifestiamo uniti!

11 maggio 2024 – Attac Imperia a Genova

Attac Imperia è tra le realtà promotrici della manifestazione regionale il prossimo 11 maggio a Genova, organizzata da reti e comitati che si oppongono a progetti calati dall’alto e che non corrispondono ai fabbisogni delle comunità.

Una rete magmatica di persone e associazioni per le quali vite e territori valgono più del profitto, una lotta trasversale, senza etichette, che riguarda tutte e tutti perché rivendica il diritto all’esistenza.

Con l’arrivo dall’Europa dei fondi del Pnrr vengono riesumati progetti o trovano accelerazioni la realizzazione di opere accantonate nel cassetto, molto spesso con il sospetto inquietante, fra l’altro, che si tratti più di aiuti alle aziende interessate al “capitale naturale” o alla messa a profitto di un servizio, che non ad interventi efficaci per i problemi dei territori.

Ad Imperia si torna a progettare una grande diga in Valle Argentina, in un territorio sismico ad elevato rischio idrogeologico, nonostante che il progetto venne abbandonato negli anni ‘60 per la sua dimostrata effettiva pericolosità, nonché per l’estrema opposizione delle popolazioni della valle. Tutto ciò sebbene che la Liguria continui ad essere la maglia nera per rischio frane e abusi edilizi con 6 edifici su 100 irregolari e il 55% della popolazione che vive in zone pericolose (Rapporto ISPRA 2022 - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Così come avanzano le procedure di realizzazione di un Ospedale unico per la provincia, dopo la privatizzazione della struttura di Bordighera, con una netta riduzione dei posti letto e delle specialità, a fronte di un fabbisogno già oggi sotto stimato.  In un territorio estremamente complesso, costretto tra mare e monti, con un entroterra profondo e privo di adeguate comunicazioni, dove i lunghi tempi di percorrenza possono determinare un aumento del rischio clinico. Ma la visione aziendalista e privatistica di Toti incede avanti tutta, con la regione Liguria che spende 115 milioni in meno nella sanità destinandoli altrove e assegna un costo del ticket pro capite di 43 euro contro una media nazionale di 38 (dati della Corte dei Conti).

E ancora, con il commissariamento della regione dell’Ambito Territoriale Ottimale, l’organo di governo del servizio idrico imperiese, sono state avviate scelte per l’effetto di deleghe straordinarie, che stanno condannando il futuro dell’acqua pubblica. Una decisione che tradisce l’esito del Referendum 2011 e che impone alla società Rivieracqua di rimettere in discussione l’affidamento pubblico del servizio idrico, a favore di un socio privato.

Tutto ciò mentre Toti si affretta a sostenere l’entrata in vigore dell’autonomia differenziata, una riforma dannosa, che aggiungerà all’aumento delle disuguaglianze sociali, economiche e di genere anche le disuguaglianze fra territori. In un Paese sempre più frammentato ed esasperato da una competizione fra i tanti Sud, non solo geografici, dello stivale.

I giovani sono in piazza per il clima e il futuro, i comitati per le opere inutili e dannose, i movimenti sociali per un’alternativa di società. Uniamo le forze, difendiamo tutte e tutti insieme il nostro territorio e torniamo a prendere in mano le nostre vite.

Attac Imperia

Servizio idrico: No alla privatizzazione di Rivieracqua

Comunicato del Coordinamento imperiese Acqua Pubblica

Il susseguirsi dei provvedimenti adottati dalla Conferenza dei Sindaci e dal Commissario Scajola, che stanno portando il servizio idrico imperiese alla privatizzazione, rappresentano un’escalation sconsiderata.

E’ noto come la forma gestionale mista pubblico/privato riduca il ruolo delle amministrazioni locali a mera “foglia di fico”, in un contesto governato dalle regole di mercato.

La scelta di rivolgersi al privato per risolvere la crisi finanziaria di Rivieracqua è una volontà  politica, perseguita scientemente in questi anni, per la quale tutti i Sindaci che si sono succeduti hanno le loro responsabilità. Va ricordato che Rivieracqua, ostacolata dai continui ricorsi ed istanze campanilistiche, ha operato in un quadro tariffario molto articolato, inadeguato e parte del debito accumulato è maturato in questo contesto e per gli investimenti effettuati. Ciò detto, poiché il servizio idrico viene erogato in regime di monopolio ed i costi vengono garantiti dalle tariffe, è possibile predisporre un piano di risanamento e mantenere la gestione interamente pubblica della società. Sta già avvenendo per Riviera Trasporti, per la quale, diversamente, si sta optando per la gestione in house, probabilmente in virtù del fatto che il servizio pubblico in questione non sia abbastanza appetibile e remunerativo.

E’ opinione avveduta, oltre a ciò, che con l’avvio della gara per la scelta del socio privato, dalla revoca della concessione di Rivieracqua a favore di una nuova società mista, verrebbe a prefigurarsi un affidamento non conforme. Secondo la sentenza della Corte di Giustizia del 12/05/2022 l’affidamento diretto a favore di un soggetto viene automaticamente a cadere, essendo incompatibile con le norme eurounitarie, nel caso in cui nella compagine sociale intervenga un soggetto privato, ancorché scelto con gara pubblica.

Quale interesse potrebbe avere un socio privato ad intervenire sulle perdite delle reti idriche, che ad oggi nel “Sistema Roja” superano il 45%? Per capirci, dei 46 milioni di metri cubi d’acqua prelevati, ne arrivano ai rubinetti, quando va bene, solo 26 milioni.

Ed ancora, quali strategie metterebbe in campo sulla difesa degli acquiferi da ogni inquinamento? Si tratti di pericolosi solventi, come nel caso dei pozzi di Taggia, di cui non si è più avuto notizia, o del cuneo salino nelle falde, come nei casi di Andora o di San Bartolomeo al Mare.

Se lo domandano i cittadini di tutto il territorio che vedono tradito l’esito referendario del 2011.

La siccità non è una situazione contingente, ma una crisi sistemica che esige un ripensamento del modo di concepire la gestione del servizio idrico. A partire dall’acqua bene comune e dalle soluzioni sostenibili. Le dighe non sono le risposte attese per contrastare la siccità, con il sospetto inquietante che si tratti più di aiuti alle imprese interessate al “capitale naturale” e alla realizzazione di opere, a prescindere, piuttosto che non a intervenire efficacemente sui problemi dei territori.

E’ in questa prospettiva, che, non a caso, viene coinvolta Rivieracqua nel Progetto di fattibilità della diga di Glori in Valle Argentina.

Realizzazione e manutenzione delle reti, implementazione delle sorgenti inutilizzate, ripristino degli invasi esistenti, rinaturalizzazione dei torrenti, per evitare di sottrarre l’acqua alla ricarica delle falde, sono gli interventi urgenti e possibili, di cui dovrebbe occuparsi l’Ato idrico imperiese.

L'acqua è un bene primario, un diritto umano inalienabile, che non può essere assoggettato alle logiche del profitto.

Lo sanno coloro che sono consapevoli dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze; lo sanno coloro che rilanciano e non si arrendono all’ondata privatizzatrice in corso.

Rilanciamo, non ci rassegniamo!” 

CimAP

Ritirato il finanziamento per la diga in valle Argentina?

Durante la discussione dell’ultimo Consiglio provinciale si è appreso che sarebbe stato ritirato il finanziamento per il Piano esecutivo di fattibilità della diga di Glori.

La lettera sarebbe stata inviata in data 14 marzo dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale ma non ne era stata data ancora notizia, come se il tema non avesse suscitato la meritata attenzione.

L’annuncio, del quale si attendono maggiori concreti dettagli e che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quante e quanti dei movimenti erano presenti in sala, ha di fatto evitato il pronunciamento del Consiglio su una richiesta di contrarietà alla realizzazione dell’invaso, presentata dal Consigliere Quesada, che poteva essere più scomoda delle formali posizioni.

Il ritiro del finanziamento del progetto sarebbe stato motivato per il venir meno delle “condizioni di fattibilità dell’opera” come se non fosse già evidente che il sito di Glori individuato, non presentasse le caratteristiche geologiche di idoneità, un’area fragile e sottoposta a intensa erosione dagli agenti atmosferici.

O per i numerosi studi che dimostrerebbero come la costruzione di dighe in termini di costi e benefici, siano meno competitivi e producano più rischi ambientali, non siano in grado di dare risposte alle crisi idriche e possano rendersi controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi climatici (dati del CIRF - Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).

Lo sanno e lo rivendicano gli abitanti di Badalucco e le tante associazioni del territorio che si sono attivate per scongiurare questa pericolosa minaccia, per gli aspetti legati alla sicurezza e alla serenità della vita, nonché per il valore ambientale del territorio. Sollecitando di approfondire e mettere in atto soluzioni alternative a partire dalla realizzazione di nuove reti, l’unica vera “grande opera” necessaria (le perdite nelle reti superano il 45%, a fronte di una media europea del 15%).

La ferma contrarietà di Badalucco e forse anche l’effetto dell’esposto inviato dalla rete delle associazioni ai Ministeri e all’Autorità di Bacino, hanno avuto una rilevanza maggiore di quanto ci si potesse aspettare, o almeno piace crederlo e incoraggia a perseguire.

La lotta per l’acqua pubblica, l’ambiente e i beni comuni è ancora lunga, a partire dalla privatizzazione di Rivieracqua.

#l’acquanonsivende

#ledigheuccidono

 Rassegna stampa: 

Valle Argentina: dalla Provincia la conferma "Non si farà la diga di Glori", Quesada "Una vittoria per tutti"

Ritirato finanziamento per la diga in valle Argentina, le organizzazioni: «Manutenzione reti unica opera necessaria»

Diga in valle Argentina, soddisfatto il fronte del 'no': "La lotta per l'acqua pubblica, l'ambiente e i beni comuni è ancora lunga"